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di Enrico Campana
MONTEPULCIANO. Una malattia fulminante ha stroncato rapidamente a soli 53 anni il giudice Matteo Maccarone. Nato a Carpino, in provincia di Foggia, si trasferì presso il tribunale di Montepulciano nel 1988, recentemente era stato trasferito alla Corte d’Appello di Roma conservando però la residenza nel borgo toscano dove lascia la moglie Silvia, a sua volta giudice, e i due figli Gianfranco e Ilaria.
Tornato da una breve e felice vacanza nel paese d’origine, a fine aprile ha avvertito i primi segnali di un problema entrato immediatamente nella fase più acuta e a nulla solo valse le cure presso alcuni fra i migliori centri specializzati d’Italia e dell’ospedale di Nottola.
Ai funerali la figura di “questo valoroso magistrato” è stata tratteggiata dall’ex Procuratore capo della Repubblica di Montepulciano, Federico Longobardi. “Nel rispetto dei ruoli, lui come Gip io come Pubblico Ministero, abbiamo avuto sempre un positivo rapporto professionale, oltre che un caldo rapporto umano al di fuori delle aule giudiziarie. Spiccava, Matteo, sia per la coscienza professionale e la grande precisione, anche negli orari. E ovviamente spiccava per la sua conoscenza dei procedimenti, il grande intuito giuridico, il rispetto per le norme di procedura e della difesa”.
Figura di magistrato ricco di interessi, dallo studio alla lettura alle auto d’epoca, attaccato alla famiglia, di grande vitalità e padronanza del suo ruolo e molto apprezzato dai colleghi per la preparazione e la visione di una “giustizia celere” e non mediata, è stato protagonista di vari procedimenti di rilevante interesse sociale riguardante il territorio. Sarebbe stato la figura “giusta” per scrivere, come auspicavo, un saggio sulle sentenze-limite. Quelle fondati sugli atti, sul dibattimento, ma col tocco finale di quel tocco di “libero convincimento” frutto di preparazione, acume, senso di giustizia e scevro da ogni possibile influenza.
Nel suo libro “La Casta di Siena” Raffele Ascheri al capitolo “La Geotermia Amiatina” parla in termini elogiativi di una sentenza spinosa presa dal dottor Maccarone. “C’è un giudice a Berlino”, avrebbe detto il contadino prussiano fiducioso nella giustizia; più modestamente a Montepulciano c’è un giudice istruttore, che in data 26 febbraio 2007 non ha avuto remore a condannare l’Enel Green Prower SpA a risarcire – di fatto, per procurato danno biologico – ai signori…”. “Secondo il giudice – conclude l’autore dopo aver letto la sentenza– ciò che appare riprovevole da parte della società è che durante il dibattimento gli avvocati hanno tentato di negare l’acclarata evidenza dei fatti, cioè la presenza di un’aria a tratti irrespirabile..”.
Il funerali si sono svolti oggi al Tempio di San Biagio a Montepulciano in un clima di grande tristezza. Alla famiglia la redazione de “IlCittadinoonline.it” porge le sue sentite condoglianze.
MONTEPULCIANO. Una malattia fulminante ha stroncato rapidamente a soli 53 anni il giudice Matteo Maccarone. Nato a Carpino, in provincia di Foggia, si trasferì presso il tribunale di Montepulciano nel 1988, recentemente era stato trasferito alla Corte d’Appello di Roma conservando però la residenza nel borgo toscano dove lascia la moglie Silvia, a sua volta giudice, e i due figli Gianfranco e Ilaria.
Tornato da una breve e felice vacanza nel paese d’origine, a fine aprile ha avvertito i primi segnali di un problema entrato immediatamente nella fase più acuta e a nulla solo valse le cure presso alcuni fra i migliori centri specializzati d’Italia e dell’ospedale di Nottola.
Ai funerali la figura di “questo valoroso magistrato” è stata tratteggiata dall’ex Procuratore capo della Repubblica di Montepulciano, Federico Longobardi. “Nel rispetto dei ruoli, lui come Gip io come Pubblico Ministero, abbiamo avuto sempre un positivo rapporto professionale, oltre che un caldo rapporto umano al di fuori delle aule giudiziarie. Spiccava, Matteo, sia per la coscienza professionale e la grande precisione, anche negli orari. E ovviamente spiccava per la sua conoscenza dei procedimenti, il grande intuito giuridico, il rispetto per le norme di procedura e della difesa”.
Figura di magistrato ricco di interessi, dallo studio alla lettura alle auto d’epoca, attaccato alla famiglia, di grande vitalità e padronanza del suo ruolo e molto apprezzato dai colleghi per la preparazione e la visione di una “giustizia celere” e non mediata, è stato protagonista di vari procedimenti di rilevante interesse sociale riguardante il territorio. Sarebbe stato la figura “giusta” per scrivere, come auspicavo, un saggio sulle sentenze-limite. Quelle fondati sugli atti, sul dibattimento, ma col tocco finale di quel tocco di “libero convincimento” frutto di preparazione, acume, senso di giustizia e scevro da ogni possibile influenza.
Nel suo libro “La Casta di Siena” Raffele Ascheri al capitolo “La Geotermia Amiatina” parla in termini elogiativi di una sentenza spinosa presa dal dottor Maccarone. “C’è un giudice a Berlino”, avrebbe detto il contadino prussiano fiducioso nella giustizia; più modestamente a Montepulciano c’è un giudice istruttore, che in data 26 febbraio 2007 non ha avuto remore a condannare l’Enel Green Prower SpA a risarcire – di fatto, per procurato danno biologico – ai signori…”. “Secondo il giudice – conclude l’autore dopo aver letto la sentenza– ciò che appare riprovevole da parte della società è che durante il dibattimento gli avvocati hanno tentato di negare l’acclarata evidenza dei fatti, cioè la presenza di un’aria a tratti irrespirabile..”.
Il funerali si sono svolti oggi al Tempio di San Biagio a Montepulciano in un clima di grande tristezza. Alla famiglia la redazione de “IlCittadinoonline.it” porge le sue sentite condoglianze.