CASTELNUOVO BERARDENGA. (a. p.) Visto dall’esterno, il cimitero di Guistrigona, ha l’aspetto di un grazioso e sereno luogo di riposo, con cipressi d’ordinanza all’ingresso, il bel cancello in ferro battuto, la recinzione di muri a pietra. Visto da dentro: uno strazio, con il cancello lasciato aperto, la cappella con la lettiga in disfacimento, sporcizia, pezzi di tetto caduti sul pavimento. Il muro esterno destro franato da anni – quasi nella sua interezza – con il bosco che sta entrando e una tomba che per dilavamento si è inclinata e fra qualche temporale rischia di scivolare e aprirsi sempre verso il bosco.
E il problema “Ailanto” una terribile pianta infestante di origine asiatica (che, se tagliata, risponde dal sottosuolo riproducendosi all’infinito), che rappresenta un grave pericolo per le altre piante nostrane.
Sulle tombe ci sono alcune foto sbiadite e irriconoscibili, altre ricambiate di fresco: vi è una signora con un fazzoletto in testa e lo sguardo scavato dal sole come l’argilla delle Crete, un’altra signora con lo sguardo di chi è stata mamma tante volte, sopraffatta dalla stanchezza, un signore con la divisa della Prima Guerra Mondiale. Piccole storie di grande dignità di vita riempita di lavoro, che meriterebbero un profondo rispetto. A partire da una cura più appropriata del loro luogo di riposo.