di Roberto Cappelli
BUONCONVENTO. Il 2010 anno del Mezzadro, così ha voluto la Regione Toscana. Il Consorzio del Vino Orcia, nuova realtà rurale senese, ha sponsorizzato con i propri vini la presentazione del restauro del più antico contratto mezzadrile della provincia di Siena. “Il prestigioso appuntamento si inserisce all’interno di Divin Orcia – spiega la Presidente Donella Vannetti – l’evento istituzionale del Consorzio del Vino Orcia che quest’anno ha scelto come location il Museo della Mezzadria Senese, orgoglio di Buonconvento e di tutta Siena. Qui è partita la vita rurale, un’antica tinaia restaurata dalla Fondazione Musei Senesi; e qui ci piace festeggiare il decennale della moderna viticoltura senese oggi rappresentata anche dalla Doc Orcia. Ieri e oggi si fondono in un calice di vino Orcia: questo prestigioso restauro ci offre l’occasione per ripercorrere le nostre radici senesi.”
Gianfranco Molteni, direttore del Museo della Mezzadria, ci racconta un pezzo di storia contadina senese: “La mezzadria, è stato il sistema di conduzione della terra che per oltre sette secoli ha caratterizzato le campagne toscane ed ha coinvolto una parte considerevole della popolazione agricola. La lunghezza della durata temporale e l’ampiezza sociale del fenomeno lo rendono un elemento essenziale per capire la nostra storia remota e prossima.
Elemento fondamentale della mezzadria era il contratto colonico con cui proprietario del podere e famiglia contadina stabilivano le caratteristiche specifiche di un accordo che a livello generale prevedeva lo scambio tra il capitale fondiario (casa colonica, campi) e lavoro con una suddivisione delle spese (il seme) e degli utili ( il raccolto).nel tempo, a seconda delle condizioni economiche e sociali i vari punti del patto si spostarono a favore ora del proprietario ora della famiglia mezzadrile fino alla metà degli anni cinquanta quando il sistema della mezzadria non resse più alle grande trasformazioni economiche e sociali e finì nel breve giro di un trentennio (1981). E’ difficile dire quando è nato la mezzadria, un termine sicuro è la presenza presso gli archivi dei primi documenti giuridici, infatti erano per lo più stesi da notai, che stabilivano e formalizzavano l’accordo. L’Archivio di stato di Siena ne possiede uno, ad oggi il più antico, che è datato 15 agosto 1221 (ASSi, Notarile antecosimiano,1) che è stato edito e tradotto da Giuliano Pinto e Paolo Pirillo descrive una situazione ancora generica ma già con i principali punti del patto colonico: “ Orlando Righetto, per se e per i propri nipoti, concede a mezzadria per tre anni a Gianni di Gherardo un suo podere, sito a Monteliscai,, eccetto alcune terre e vigne e i boschi e il prato. Si impegna sotto pena di dieci lire, di lavorare bene la terra e di non tagliare gli alberi; di comprare e di tenere a mezzo tutto il bestiame; di lasciare alla scadenza del patto tutta la paglia ed il letame sul podere; di consegnare a proprie spese la metà delle granaglie, del mosto, dell'acquarello, dell'olio, degli ortaggi e di ogni frutto: le granaglie condotte a Siena o a Monteliscai, come piacerà al proprietario, tutto il resto a Monteliscai.”
Un documento perciò assai importante che rischiava però di essere perduto nella sua forma originale per i gravi danni arrecati dal tempo. Il museo della Mezzadria senese di Buonconvento ( Fondazione musei senesi), le associazioni IDAST e SIMBDEA hanno deciso di intervenire e di partecipare economicamente al restauro che è stato condotto sotto la direzione dell’Archivio di Stato di Siena ( dott.ssa Patrizia Turrini) e i cui risultati sono stati presentati il 18 settembre a Buonconvento presso il museo della Mezzadria senese. In questo modo le celebrazioni dell’Anno del mezzadro, stabilito dalla Regione Toscana per il 2010, hanno vissuto un altro momento assai significativo per la nostra cultura. L’incontro è stato l’ occasione per ammirare una serie di altri contratti, in una giornata in cui il ricordo della mezzadria è stato lo spunto per parlare anche della campagna di oggi. Infatti parlare di mezzadria significa non chiudersi nel passato ma fare i conti sia con la realtà delle campagne e dei contadini oggi che con i tratti del sistema culturale della mezzadria sopravvissuto per cogliere le continuità e le discontinuità che caratterizzano il nostra realtà. Dialogare con il mondo attuale dell’agricoltura e mettere in evidenza trasformazioni e continuità nella produzione alimentare, nella ristorazione, nel paesaggio.
Il Consorzio del Vino Orcia, festeggerà sabato (25 Settembre) il Divin Orcia 2010: Banco d'assaggio dei vini Orcia Doc, Museo della Mezzadria Senese. Il pubblico è invitato a conoscere i vini Orcia grazie anche a due educational guidati dai degustatori professionisti Lorenzo Colombo e Virgilio Pronzati.www.consorziovinoorcia.it. Nato nel 2000,
Il Consorzio del Vino Doc Orcia rappresenta un territorio vasto incastonato tra le prestigiose realtà del Brunello e del Vino Nobile di Montepulciano: 13 Comuni con una varietà pedologica tale da esprimere un’ampia diversità di caratteri nella produzione delle aziende associate. Ricordiamo: Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, , Radicofani, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia e Trequanda. Inoltre, parte dei comuni di Abbadia San Salvatore , Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena. Ad oggi la superficie dei vigneti iscritti all’albo della Doc Orcia è pari a 400 ettari, di cui 90 ha di viticoltori associati al Consorzio, attualmente costituito da 38 produttori di cui 28 imbottigliatori. Nel 2009 la produzione rivendicata dagli associati del Consorzio è stata pari a 3800 q.li in flessione di circa il 10% rispetto al 2008, mentre il numero delle bottiglie prodotte è rimasto invariato a 160.000 pezzi. Ciò è dovuto all’introduzione dei controlli, che impone dei costi fissi in base alla produzione, per cui i produttori stanno più attenti alle quantità denunciate e evitando o limitando i declassamenti successivi alla denuncia delle uve. È confortante che in un momento di crisi molto accentuata non si assista ad una diminuzione dell’imbottigliato, che invece dovrebbe ulteriormente espandersi con l’approvazione del nuovo disciplinare.
BUONCONVENTO. Il 2010 anno del Mezzadro, così ha voluto la Regione Toscana. Il Consorzio del Vino Orcia, nuova realtà rurale senese, ha sponsorizzato con i propri vini la presentazione del restauro del più antico contratto mezzadrile della provincia di Siena. “Il prestigioso appuntamento si inserisce all’interno di Divin Orcia – spiega la Presidente Donella Vannetti – l’evento istituzionale del Consorzio del Vino Orcia che quest’anno ha scelto come location il Museo della Mezzadria Senese, orgoglio di Buonconvento e di tutta Siena. Qui è partita la vita rurale, un’antica tinaia restaurata dalla Fondazione Musei Senesi; e qui ci piace festeggiare il decennale della moderna viticoltura senese oggi rappresentata anche dalla Doc Orcia. Ieri e oggi si fondono in un calice di vino Orcia: questo prestigioso restauro ci offre l’occasione per ripercorrere le nostre radici senesi.”
Gianfranco Molteni, direttore del Museo della Mezzadria, ci racconta un pezzo di storia contadina senese: “La mezzadria, è stato il sistema di conduzione della terra che per oltre sette secoli ha caratterizzato le campagne toscane ed ha coinvolto una parte considerevole della popolazione agricola. La lunghezza della durata temporale e l’ampiezza sociale del fenomeno lo rendono un elemento essenziale per capire la nostra storia remota e prossima.
Elemento fondamentale della mezzadria era il contratto colonico con cui proprietario del podere e famiglia contadina stabilivano le caratteristiche specifiche di un accordo che a livello generale prevedeva lo scambio tra il capitale fondiario (casa colonica, campi) e lavoro con una suddivisione delle spese (il seme) e degli utili ( il raccolto).nel tempo, a seconda delle condizioni economiche e sociali i vari punti del patto si spostarono a favore ora del proprietario ora della famiglia mezzadrile fino alla metà degli anni cinquanta quando il sistema della mezzadria non resse più alle grande trasformazioni economiche e sociali e finì nel breve giro di un trentennio (1981). E’ difficile dire quando è nato la mezzadria, un termine sicuro è la presenza presso gli archivi dei primi documenti giuridici, infatti erano per lo più stesi da notai, che stabilivano e formalizzavano l’accordo. L’Archivio di stato di Siena ne possiede uno, ad oggi il più antico, che è datato 15 agosto 1221 (ASSi, Notarile antecosimiano,1) che è stato edito e tradotto da Giuliano Pinto e Paolo Pirillo descrive una situazione ancora generica ma già con i principali punti del patto colonico: “ Orlando Righetto, per se e per i propri nipoti, concede a mezzadria per tre anni a Gianni di Gherardo un suo podere, sito a Monteliscai,, eccetto alcune terre e vigne e i boschi e il prato. Si impegna sotto pena di dieci lire, di lavorare bene la terra e di non tagliare gli alberi; di comprare e di tenere a mezzo tutto il bestiame; di lasciare alla scadenza del patto tutta la paglia ed il letame sul podere; di consegnare a proprie spese la metà delle granaglie, del mosto, dell'acquarello, dell'olio, degli ortaggi e di ogni frutto: le granaglie condotte a Siena o a Monteliscai, come piacerà al proprietario, tutto il resto a Monteliscai.”
Un documento perciò assai importante che rischiava però di essere perduto nella sua forma originale per i gravi danni arrecati dal tempo. Il museo della Mezzadria senese di Buonconvento ( Fondazione musei senesi), le associazioni IDAST e SIMBDEA hanno deciso di intervenire e di partecipare economicamente al restauro che è stato condotto sotto la direzione dell’Archivio di Stato di Siena ( dott.ssa Patrizia Turrini) e i cui risultati sono stati presentati il 18 settembre a Buonconvento presso il museo della Mezzadria senese. In questo modo le celebrazioni dell’Anno del mezzadro, stabilito dalla Regione Toscana per il 2010, hanno vissuto un altro momento assai significativo per la nostra cultura. L’incontro è stato l’ occasione per ammirare una serie di altri contratti, in una giornata in cui il ricordo della mezzadria è stato lo spunto per parlare anche della campagna di oggi. Infatti parlare di mezzadria significa non chiudersi nel passato ma fare i conti sia con la realtà delle campagne e dei contadini oggi che con i tratti del sistema culturale della mezzadria sopravvissuto per cogliere le continuità e le discontinuità che caratterizzano il nostra realtà. Dialogare con il mondo attuale dell’agricoltura e mettere in evidenza trasformazioni e continuità nella produzione alimentare, nella ristorazione, nel paesaggio.
Il Consorzio del Vino Orcia, festeggerà sabato (25 Settembre) il Divin Orcia 2010: Banco d'assaggio dei vini Orcia Doc, Museo della Mezzadria Senese. Il pubblico è invitato a conoscere i vini Orcia grazie anche a due educational guidati dai degustatori professionisti Lorenzo Colombo e Virgilio Pronzati.www.consorziovinoorcia.it. Nato nel 2000,
Il Consorzio del Vino Doc Orcia rappresenta un territorio vasto incastonato tra le prestigiose realtà del Brunello e del Vino Nobile di Montepulciano: 13 Comuni con una varietà pedologica tale da esprimere un’ampia diversità di caratteri nella produzione delle aziende associate. Ricordiamo: Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, , Radicofani, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia e Trequanda. Inoltre, parte dei comuni di Abbadia San Salvatore , Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena. Ad oggi la superficie dei vigneti iscritti all’albo della Doc Orcia è pari a 400 ettari, di cui 90 ha di viticoltori associati al Consorzio, attualmente costituito da 38 produttori di cui 28 imbottigliatori. Nel 2009 la produzione rivendicata dagli associati del Consorzio è stata pari a 3800 q.li in flessione di circa il 10% rispetto al 2008, mentre il numero delle bottiglie prodotte è rimasto invariato a 160.000 pezzi. Ciò è dovuto all’introduzione dei controlli, che impone dei costi fissi in base alla produzione, per cui i produttori stanno più attenti alle quantità denunciate e evitando o limitando i declassamenti successivi alla denuncia delle uve. È confortante che in un momento di crisi molto accentuata non si assista ad una diminuzione dell’imbottigliato, che invece dovrebbe ulteriormente espandersi con l’approvazione del nuovo disciplinare.