Intervenire nuovamente in difesa dei servizi ai cittadini è una priorità per la candidata
AMIATA. La candidata al Consiglio Regionale della Toscana, Alice Raspanti, ha appreso con sgomento la notizia proveniente dall’Amiata, che l’ufficio del Giudice di Pace, presente da decenni nel comune di Abbadia San Salvatore (già sede della Pretura, soppressa da una recedente riforma della giustizia), è stato definitivamente soppresso con il decreto ministeriale dello scorso 22 aprile.
Intervenire nuovamente in difesa dei servizi ai cittadini è una priorità per la candidata, che è stata la prima firmataria della proposta di legge per la salvaguardia dei tribunali minori:
“La chiusura definitiva dell’ufficio del Giudice di Pace dell’Amiata Senese è inconcepibile. Nonostante i tentativi per garantire lo spostamento nel comune di Piancastagnaio, grazie alla disponibilità dell’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia, il destino di questo presidio di autodifesa del cittadino sembra segnato. Ancora una volta assistiamo a un allontanamento dei servizi pubblici dalle popolazioni periferiche, nel nome di un risparmio della spesa – spesso neppure verificato dai fatti – con cui non si può giustificare ogni scelta e che comunque si concretizza in un mero trasferimento dei costi sulle spalle dei singoli cittadini”. “Ritengo che sia necessario salvaguardare i presidi territoriali di giustizia, – continua Alice Raspanti – perché un servizio a un cittadino non è un costo da tagliare, bensì lo scopo ultimo dell’amministrazione pubblica. Considerando tanto più che la giustizia è un diritto. Mi auguro, per le popolazioni amiatine, che la disponibilità dei locali offerta dall’Unione dei Comuni possa essere reiterata e un’azione forte della Giunta, sostenuta dagli avvocati e dalle forze politiche, consenta di ripristinare tale servizio e rimuovere il decreto di chiusura”
“La mancanza di un ufficio del Giudice di Pace – conclude la candidata Raspanti – creerà notevoli disagi ai cittadini, alcuni dei quali vivono situazioni di oggettiva debolezza e difficoltà nel raggiungere le sedi in cui far valore i propri diritti e a sostenere i costi aggiuntivi che la chiusura comporta. A breve, con la soppressione definitiva delle amministrazioni provinciali, ci troveremo di fronte ad un potenziale esubero di personale amministrativo che, in piccola parte, potrebbe essere destinato a garantire l’apertura degli uffici periferici di giustizia. Dobbiamo difendere le comunità locali, perché i servizi non possono essere limitati soltanto ai grandi centri. Dobbiamo favorire la loro messa in rete e rispettare i diritti di tutte le comunità, anche quelle più periferiche ma non per questo più marginali.”