GAIOLE IN CHIANTI. (a. p.) Un luogo della memoria, di quando non c’erano le lavatrici e l’acqua non arrivava nelle case e ogni giorno per bere, lavarsi, fare il bucato, curare gli orti intorno, era un andare e un venire costante di persone che usufruivano e tenevano pulito un luogo comune e pubblico. Un manufatto importante per un’intera comunità, creato e tenuto in uso dal lontano 1552, tre anni prima della caduta della Repubblica di Siena.
Dopo trent’anni di abbandono, era stata ripulita e riportato alla luce da un piccolo drappello di volontari che volevano rivederla e per rimettere a lustro un piccolo aspetto di una storia importante. Poco dopo la pulizia (si è nella primavera del 2009) sparirono delle bellissime pietre d’angolo sopra il deposito, il cui interno a volte e a base di decantazione per l’acqua, è un piccolo capolavolo di edilizia messa al servizio di una comunità.
A quel punto era passata un po’ la voglia di tenere quell’antico manufatto alla luce e gli interventi di manutenzione si erano limitati a tenere pulita la strada e togliere un po’ di erba intorno, quanto bastava per renderla visibile.
Si registra adesso un fresco furto di pietre perpetrato ai danni del lavatoio, dove generazioni di donne hanno lavato i panni di casa, dove gli uomini si mettevano a sedere rientrando dai campi e dagli orti.
Al lato della vasca esterna dello strabocco del deposito, sono state rubate diverse pietre che facevano da cimasa, o da piano di lavaggio dei panni, scalzandole, danneggiando il corpo del muro per scarzarle e rimuoverle, togliendo e spezzando il paracarro di pietra serena, posto all’angolo della vasca a protezione delle ruote dei carri, che non arrecassero danno.
Una nuova ferita, inferta da qualche maligno d’animo, a una testimonianza vivente di quando la vita scorreva diversa e lenta e aveva una maggiore considerazione di cosa significasse prendersi cura e usufruire di un bene prezioso e pubblico.