COLLE VAL D’ELSA. Leggiamo dell’ennesimo caso di persone che perdono la casa. Questa volta è toccata ad una famiglia di Colle Val d’Elsa. Come sempre, ormai da diversi anni con maggiore frequenza, si intrecciano due terribili drammi, l’uno legato all’altro. Da una parte la perdita del lavoro, dall’altra la conseguente perdita delle certezze che solo una buona occupazione può darti. Perché non era retorica quando dicevamo che il lavoro è dignità e che non esiste alcuna libertà senza giustizia sociale. Ed eccoli i numeri della crisi economica, del fallimentare modello di sviluppo messo in piedi dal Partito Democratico.
Nel 2014 sono stati 340, nella sola zona della Val d’Elsa, i lavoratori in esubero individuati alla fine della procedura di licenziamento collettivo, mentre nella provincia si toccavano le tremende percentuali a doppia cifra della disoccupazione.
Allora succede che un giorno magari arrivi a fine mese, con fatica certamente, ma comunque con ancora un briciolo di dignità, e poi il giorno dopo non hai più niente e perdi l’unico bene che ti dà il senso della sicurezza, la casa. Così oggi si chiede a questa famiglia, l’ennesima nella nostra provincia, di dover pagare il costo alto di una crisi sociale ed economica che li ha messi all’angolo, frutto di irresponsabili politiche economiche portate avanti dal Partito Democratico, tanto nella Regione, quanto nel Paese.
Solo ieri leggevamo degli ennesimi immobili della Sansedoni, l’immobiliare della MPS conosciuta da tutti per l’enorme speculazione edilizia che da sempre l’hanno contraddistinta, messi in vendita, e quanti sono ancora qualli lasciati vuoti all’incuria del tempo?
Quanti sono invece quelli privati lasciati sfitti, tenuti vuoti, mentre fuori ci sono decine di famiglie che ne hanno realmente bisogno, con la sola conseguenza di tenere alto e drogato il mercato della casa?
Quanti sono gli immobili di proprietà dei comuni, della provincia e della regione, anche essi tenuti vuoti quando va bene? Sì, quando va bene, perché il più delle volte questo patrimonio pubblico (quindi di tutti), viene svenduto per fare gli interessi dei soliti speculatori che ci faranno con prezzi esorbitanti grandi profitti! E così le tasche di pochi si continuano ad arricchire e non conoscono mai crisi, mentre quelle della collettività si impoveriscono ulteriormente.
Tutto questo è inaccettabile! E’ inaccettabile che in Italia si sia dato una connotazione negativa al concetto di “case popolari”, quasi sempre sinonimo di casa per poveri, mentre in molti paesi europei le politiche di case sociali (social housing) sono il punto cardine con cui si misura la civiltà di un paese. Invece noi rispondiamo all’Europa solo quando ci chiede di rendere precario il lavoro, quando ci chiede di privatizzare e svendere il bene pubblico.
Prima di tutto, oggi, mi sento di esprimere la piena solidarietà a questa famiglia e mi aggiungo all’appello che si faccia in fretta qualcosa per loro, magari qualcosa che parta proprio dal Comune, perché sarebbbe una vergogna se queste persone venissero lasciate a sé stesse, dall’altra auspico che ci sia tanta solidarietà da parte della comunità della Val d’Elsa e che riescano tuti insieme a dare un minimo di conforto a queste persone, oltre ad unirsi alla loro battaglia per chiedere che venga preservato il loro diritto ad avere una casa.
Dall’altra ci siamo impegnati in queste settimane in vista delle regionali nel formulare alcuni principi e nel mettere in campo alcuni spunti di riflessione sul tema dell’abitare.
Prima di tutto vogliamo dire basta alla svendita del patrimonio pubblico, chiediamo subito dei lavori di riqualificazione per queste strutture, il che creerà anche occupazione. Basta dunque alla cementificazione, inutile e dannosa, dei soliti amici del mattone.
Sì ad un piano casa attraverso il recupero degli immobili pubblici per alcune specifiche categorie sociali, come: i giovani, i precari, i disoccupati, le giovani coppie e gli anziani.
Diciamo sì ad una nuova politica abitativa, ad un mix di solidarietà e coabitazione capace anche di essere motore di integrazione, attraverso politiche di social housing e di co-housing.
In questo modo siamo fiduciosi che si andranno a calmierare notevolmente il costo degli affitti complessivi.
Per questo ci proponiamo di creare e dire sì ad un’agenzia pubblica per la casa regionale che monitori il mercato degli affitti, che porti avanti una lotta serrata e senza quartiere contro tutti quegli immobili tenuti sfitti e disabitati senza alcuna ragione, anche attraverso una tassazione maggiore che scoraggi il meccanismo perverso con cui qualche locatore pensa di poter drogare il mercato della casa, oltre ad attuare politiche che requisiscano immobili immotivatamente tenuti vuoti, poiché sono troppe le case senza persone e ancor di più le persone senza casa.
Per noi la casa è il luogo non solo del riposo e della sicurezza, ma è anche una scommessa per l’autoderminazione di molte persone, molti giovani ragazzi e coppie che vogliono potersi costruire un futuro di indipendenza e di autonomia.
Noi diciamo sì ad una politica della casa per tutte e tutti.
Mario Dimonte
Candidato Consiglio Regionale – Sì Toscana a Sinistra