L'esperienza innovativa del Liceo classico Volta di Colle Val d’Elsa, con il contributo della sezione AID di Siena
COLLE DI VAL D’ELSA. Chi l’ha detto che un dislessico non possa studiare latino e greco e iscriversi al liceo classico? Avrà forse più difficoltà degli altri ma la sua determinazione e soprattutto un bravo insegnante fanno la differenza.
A smentire un vecchio luogo comune è il caso, per ora abbastanza eccezionale, che vede protagoniste una studentessa, Marie Sophie Pansegrau, e una docente, Cecilia Guerranti (socia attiva della sezione AID di Siena), del Liceo classico Alessandro Volta di Colle Val d’Elsa.
“La riuscita o l’insuccesso in queste materie non è legato alla dislessia” spiega Guerranti. “Dipende dal metodo d’insegnamento e spesso, purtroppo, i docenti non se la sentono di mettere in discussione un metodo di insegnamento collaudato o non hanno a disposizione strumenti formativi appropriati”.
Imparare le coniugazioni dei verbi, gli avverbi e le declinazioni, orientarsi nella complessa struttura grammaticale del latino e del greco, comunque non è facile per un ragazzo con disturbi specifici di apprendimento. La professoressa del Volta, infatti, lavora da anni con una didattica di tipo inclusivo attraverso percorsi che stimolano vari canali di apprendimento. Nel corso delle ore di latino e greco, per esempio, usa la LIM (lavagna interattiva multimediale) per realizzare lezioni che stimolino più canali di apprendimento e facilitino la memorizzazione visiva.
Ma l’esperimento “rivoluzionario”, forse uno dei primi del genere in Italia, è stato fatto durante le lezioni curriculari della ragazza e poi per gli esami di maturità. Per arrivare alla meta che si erano poste, cioè rendere più agevole la decodifica del testo latino, l’insegnante e l’alunna hanno tentato diverse strade.
Hanno cominciato dalla prosodia, cioè l’intonazione nella lettura, che incide nella comprensione del testo, anche in italiano. All’inizio l’insegnante ha registrato con la propria voce il brano di latino da tradurre in classe, in modo che Sophie non si affaticasse nell’attività di lettura e potesse riascoltare più volte le singole frasi. Purtroppo l’alunna non ha trovato giovamento in questo metodo, molto vicino alla sintesi vocale di cui, tra l’altro, non si avvaleva neanche nello studio individuale. Così la docente ha deciso di leggere lei stessa, a richiesta, il brano durante il compito in classe.
Ma la svolta è stata la creazione di un testo “a colori”, un sistema innovativo, sviluppato secondo le esigenze individuali dell’alunna e le conoscenze specifiche dell’insegnante, per rendere più agevole la traduzione, attraverso l’evidenziazione di congiunzioni, verbi, soggetti e complementi oggetto con colori diversi: rosso, verde o blu. Il risultato è stato un successo.
Ma come avrebbe fatto la ragazza agli esami di maturità? Il sogno di entrambe sarebbe stato di usare la stessa tecnica, prevista nel Piano Didattico Personalizzato, anche in quell’occasione. Così, con un anno di anticipo e tanta tenacia, la docente si è rivolta a Guido Dell’Acqua, funzionario del MIUR, per trovare una soluzione che fosse approvata dal ministero. Dopo diversi contatti, tutti segnati da grande spirito di collaborazione, la soluzione è saltata fuori.
Il ministero, infatti, il giorno dell’esame scritto di latino, ha inviato alla scuola il testo della versione in “word” in modo che la professoressa lo potesse modificare colorando le diverse parti del discorso e dargli la tipologia grafica più adatta ai ragazzi con DSA (interlinea 1,5 e non giustificato). Il vicepreside, Prof. Paolo Zanieri, anche lui insegnante di greco e latino che sperimenta con successo metodi inclusivi, alla consegna della traccia ha letto la versione all’intera classe mentre la docente preparava il testo per DSA.
Il risultato è stato ottimo: Sophie, dopo cinque anni di estenuante impegno, è riuscita a prendere tredici quindicesimi al compito di latino.
“Cecilia Guerranti ha lavorato su questo progetto con passione per molti mesi” racconta la presidente della sezione Aid di Siena, Daniela Bellocci “non lasciandosi abbattere dai primi ostacoli. Ha continuato a scrivere mail a Dell’Acqua, a confrontarsi con me, tenendomi sempre al corrente degli sviluppi. Ha voluto parlare con un ragazzo con dsa che aveva superato la maturità due anni fa, per conoscere le difficoltà che aveva avuto. Non ha lasciato nulla al caso. E il suo lavoro è stato premiato. Confesso che quando mi ha mandato un esempio di versione di latino modificata con l’uso dei colori, nonostante le mie scarse e ormai lontanissime conoscenze di questa lingua antica, mi sono commossa: ho capito che aveva raggiunto il suo obiettivo e forse un nuovo periodo era iniziato…”.
Dopo l’esperimento del liceo Volta, si potrebbe richiedere infatti la modifica permanente dell’art.22 dell’ordinanza ministeriale 257 del 2017 ed estendere ai dislessici quello che è concesso agli ipovedenti: la facoltà per la scuola di cambiare il testo del compito in modo di agevolare la decodifica e la lettura ai ragazzi con disturbi specifici di apprendimento.
“Tutto questo grazie alla volontà e alla preparazione di una professoressa” sottolinea Daniela Bellocci. “Una grande mente ma soprattutto un grande cuore, che l’hanno aiutata a sviluppare una didattica che permette ai nostri ragazzi di arrivare molto in alto. Che è poi il mio motto come presidente: Vogliamo vedere i nostri giovani raggiungere vette sempre più elevate”.