CHIUSI. Personaggio sanguigno, vitalissimo a dispetto dei suoi 75 anni, Ezio Cardaioli ha raccontato sabato scorso a Chiusi la sua vita di andate e ritorni attraverso tutte le categorie e alcune piazze del basket (Forlì, Livorno, Rimini) partendo e passando sempre da Siena. L’occasione è stata la presentazione del suo libro autobiografico (“Dal basket amatori alla serie A andata e ritorno”, Protagon editori) dentro il bel palazzetto della cittadina che gli ha dato i natali. E allora si può parlare di un altro ritorno, di fronte ai familiari e a una sala gremita, in una terra che ha lasciato a quattro anni quando suo padre, chiusino doc e dipendente provinciale, fu chiamato a lavorare nel capoluogo. Ricorda poco o nulla dell’infanzia trascorsa in Val di Chiana ma, per il resto della sua vita, Cardaioli, è una fucina di aneddoti. Per giocare una partita decisiva con la Mens Sana contro Montecatini si fece inviare dai familiari un telegramma perentorio: “Nonna morente, vieni subito” (per inciso, la signora stava benissimo, e sarebbe campata fino a 97 anni). Con questo stratagemma riuscì a farsi dare il permesso di lasciare Cortina, dove prestava servizio logistico come studente Isef, durante le Olimpiadi del ’56. Purtroppo, nonostante le raccomandazioni fatte a un cronista di mettere un nome falso, fu sputtanato clamorosamente dalla stampa nazionale: la cronaca raccontò che il giocatore Cardaoli si era sfracellato dopo cinque minuti di gioco su un traliccio del canestro, ed avendo segnato 0 punti, si prestò anche all’ironia del suo professore di accademia.
Cardaioli è stato l’unico italiano ad aver allenato in tutte le serie, squadre femminili comprese, e forse l’unico ad avere avuto due esoneri da una società (la Mens Sana) pur trovandosi in entrambe le occasioni al secondo posto in classifica. Durante la carriera ne ha viste di tutti i colori: fu oggetto del lancio di un pesce durante un’ accesa contestazione del pubblico; fu anche l’unico di fronte al quale un Dan Peterson, sconfitto in maniera rocambolesca, reagì tirando la sua scarpa in tribuna. Per la cronaca, sembra che il paio costasse 150 mila lire dei primi anni Ottanta, e che la calzatura non sia mai stata ritrovata. I ricordi straordinari continuano. A Rimini, Cardaioli convinse la mamma di un giocatore scontroso e introverso a lasciar perdere con la scuola: era un certo Carlton Myers. Il buon Ezio afferma che il basket serve a dare disciplina, a trasmettere valori ai giovani. Si rammarica per l’eccessiva esterofilia nelle squadre, sottolineando gli ottimi piazzamenti della Mens Sana conquistati con molti senesi in squadra e scarse risorse economiche. Condizioni totalmente diverse da quelle di oggi: rimane però un filo rosso che lo lega a Simone Pianigiani, con il quale c’è sempre stato uno scambio di opinioni e di attestati di stima. Con giocatori fatti in casa, modellati da duri allenamenti, Cardaioli ha portato la Mens Sana dal campo all’aperto di Sant’Agata alla Serie A, arrivando persino nelle pagine sull’enciclopedia mondiale su web, Wikipedia. Ma non tutti lo ricordano. Suo nipote, che si affaccia al mondo del basket, gli ha detto: “Nonno, alla Mens Sana ha visto una foto dove c’era uno che ti somiglia”. Forse, oltre alla foto e al ricordo, occorrerebbe mantenere un legame più vivo, da parte del basket senese, per il padre spirituale della grande Mens Sana di oggi.
Cardaioli è stato l’unico italiano ad aver allenato in tutte le serie, squadre femminili comprese, e forse l’unico ad avere avuto due esoneri da una società (la Mens Sana) pur trovandosi in entrambe le occasioni al secondo posto in classifica. Durante la carriera ne ha viste di tutti i colori: fu oggetto del lancio di un pesce durante un’ accesa contestazione del pubblico; fu anche l’unico di fronte al quale un Dan Peterson, sconfitto in maniera rocambolesca, reagì tirando la sua scarpa in tribuna. Per la cronaca, sembra che il paio costasse 150 mila lire dei primi anni Ottanta, e che la calzatura non sia mai stata ritrovata. I ricordi straordinari continuano. A Rimini, Cardaioli convinse la mamma di un giocatore scontroso e introverso a lasciar perdere con la scuola: era un certo Carlton Myers. Il buon Ezio afferma che il basket serve a dare disciplina, a trasmettere valori ai giovani. Si rammarica per l’eccessiva esterofilia nelle squadre, sottolineando gli ottimi piazzamenti della Mens Sana conquistati con molti senesi in squadra e scarse risorse economiche. Condizioni totalmente diverse da quelle di oggi: rimane però un filo rosso che lo lega a Simone Pianigiani, con il quale c’è sempre stato uno scambio di opinioni e di attestati di stima. Con giocatori fatti in casa, modellati da duri allenamenti, Cardaioli ha portato la Mens Sana dal campo all’aperto di Sant’Agata alla Serie A, arrivando persino nelle pagine sull’enciclopedia mondiale su web, Wikipedia. Ma non tutti lo ricordano. Suo nipote, che si affaccia al mondo del basket, gli ha detto: “Nonno, alla Mens Sana ha visto una foto dove c’era uno che ti somiglia”. Forse, oltre alla foto e al ricordo, occorrerebbe mantenere un legame più vivo, da parte del basket senese, per il padre spirituale della grande Mens Sana di oggi.