Alcuni soci ascianesi dissentono sull'operazione
ASCIANO. Due BCC verso la fusione: BancAsciano e Cras Sovicille. La banca guidata dal presidente Florio Faccendi e dal dg Umberto Giubboni con questa nuova operazione si avvia a diventare un polo importante delle banche di credito cooperativo toscano con l’attuale patrimonio di 65.6 mln di euro, una raccolta che è +10,6% e l’utile +27% sul 2013, mentre gli impieghi sono stati di quasi 500 mln di euro.
Come per lo scorso tentativo di fusione con Montepullciano, anche questa volta ci sono dei soci che si mettono di traverso. Lo fanno con una lettera aperta alla presidente di Bancasciano, Daniela Duranti ” (…) Così gira e rigira, dopo essere stati respinti da Montepulciano e da Chiusi, abbiamo trovato rifugio tra le braccia dell’ingegner Faccendi, presidente CRAS, proprio là dove non faceva mistero di volerci condurre il “Comitato” di soci e dipendenti dopo essere riuscito ad affossare, in una drammatica assemblea, l’unione con Montepulciano, procurando a BancAsciano ragguardevoli danni non solo di immagine. Per quanto ci riguarda appariva più opportuna la strada del Nobile e della Valdichiana (territori che danno già segnali di ripresa), anziché intraprendere quella di Siena e della Montagnola”.
Bankitalia e la Federazione toscana però spingevano BancAsciano a trovare un partner solido, considerato che negli anni erano sfuggite molte occasioni come quella con Bcc Monteriggioni (ora Chiantibanca) che saltò, a quanto si dice, per mancati accordi sul ricollocamento di alcuni manager.
“Lungi da noi – incalzano i soci – l’intenzione di voler “smontare” l’intesa già in essere, al punto in cui siamo dopo tanto penoso peregrinare, non resta che sperare che Bancasciano abbia ben meditato la scelta di sciogliersi in CRAS e che questa abbia piena consapevolezza della propria ulteriore capacità di incorporazione dopo quelle recenti di Costa Etrusca e di Chianciano, che paiono non essere state “boccon da ghiotti”. Non vorremmo che l’esigenza di riservatezza e di tutela di eventuali crediti in sofferenza e delle relative possibili coperture politiche, inducessero ad assommare errore ad errore, con dolorose conseguenze per le economie di due aree contigue a Siena, città e territorio già duramente colpiti da quel “ modus operandi” che ha prodotto la nota vicenda MPS. Se di una cosa non abbiamo bisogno è quella di assistere ad un’altra avventura creditizia con tutte le conseguenze che si possono immaginare in termini di ricaduta sul territorio. Parliamo, tanto per capirci, di assistenza alle piccole imprese artigianali, industriali, agricole e di una consistente occupazione diretta e indiretta da tutelare. Nelle assemblee dei soci a Sinalunga, Arbia e Asciano, si è detto che saranno mantenuti gli attuali livelli occupazionali senza avere ancora la garanzia di un piano Industriale, senza il quale le chiacchiere stanno a zero, che oltre ai livelli occupazionali indichi soprattutto come di intende sostenere l’economia del territorio fino ad oggi presidiato da BancAsciano. Continuando a procedere con tanta speranzosa superficialità, il dolce approdo a Sovicille potrebbe trasformarsi in un doloroso naufragio. Nemmeno incorporati, ma fagocitati!.
Di fronte ad una vicenda che prevede l’inglobamento della più grande azienda del territorio delle Crete, stupisce il silenzio delle istituzioni, quasi si sia di fronte ad un atto dovuto, ad una pura formalità. Speriamo che questa nostra lettera che non vuol essere altro che una sollecitazione ad approfondire i termini del progetto in questione, spinga in primo luogo il Comune di Asciano, a costituirsi “parte civile” nel processo di fusione tra Cras e BancAsciano, chiedendo con forza che tutto si compia alla luce del sole con la piena consapevolezza non solo dei soci, ma anche dell’opinione pubblica. Insieme a ciò l’auspicio che l’autorità di vigilanza svolga fino in fondo gli accertamenti di competenza sulla fattibilità dell’operazione”.