Il garante dei detenuti ha visitato Ranza
SAN GIMIGNANO. L’Istituto di San Gimignano è nato sotto una cattiva stella, ovvero con gravi responsabilità di chi negli anni Ottanta scelse di costruire il carcere in una vallata, lontano dalla cittadina e quindi con difficoltà di raggiungibilità e condizioni logistico-ambientali che ancora oggi pesano, a partire dall’approvvigionamento idrico e dalla linea Telecom scadente, con tutte le conseguenze del caso. Questo il commento del Garante dei diritti dei detenuti, Franco Corleone, che ieri (10 aprile) ha visitato il carcere di San Gimignano, per diverso tempo caratterizzato da una direzione non stabile.
Da qualche anno il direttore è in servizio permanente; attualmente la presenza dei detenuti è di 365, rispetto ad una capienza regolamentare di 235, con gli ergastolani che chiedono con forza la cella singola. A San Gimignano infatti i due terzi dei detenuti sono ad alta sicurezza, mentre un terzo a media sicurezza. Da qui la necessità di rivedere il numero delle presenze – come ha sottolineato Corleone – e la possibilità di celle singole per gli ergastolani. Accanto a tante migliorie su cui intervenire, come i servizi igienici, i camminamenti stretti o i televisori piccoli che causano problemi alla vista.
Accanto alle ombre non mancano però le luci: la ben articolata situazione dell’infermeria, le cure odontoiatriche per i detenuti garantite dall’Asl di Siena, i corsi di scuola superiore, il progetto di una lavanderia industriale e di luoghi di socialità per i detenuti di media sicurezza.