Si arricchisce di nuove strutture il villaggio conta 25mila visitatori l’anno
POGGIBONSI. Una capanna abitativa, esempio delle abitazioni dei semplici contadini dipendenti dal dominus residente nella longhouse, il pollaio, l’organizzazione dello spazio aperto tra le due strutture con attrezzature per la tintoria del villaggio. E poi ancora olivi e piante da frutto provenienti dal vivaio banca del genoma della Provincia di Siena. Cresce e cambia volto l’Archeodromo di Poggibonsi, ricostruzione in scala reale e in progress del villaggio di IX-X secolo scavato all’interno della Fortezza Medicea di Poggio Imperiale dagli archeologi dell’ateneo senese. Il villaggio altomedievale sorto nell’area scavi è il primo museo open air dedicato all’Alto Medioevo. Nell’ottobre 2014 ne è stata aperta una prima porzione che, in poco più di un anno di attività, è stata visitata da circa 25mila persone fra appassionati, studenti, cittadini, turisti.
Il “secondo lotto” di interventi è stato presentato dai partner che hanno sostenuto il progetto fin dall’inizio, ovvero Fondazione Musei Senesi in collaborazione con Università di Siena, Comune di Poggibonsi e Arcus spa. Partecipe anche la Provincia di Siena che ha contribuito insieme all’associazione La Ginestra a questa implementazione attraverso il vivaio il Campino, donando 15 piante di olivo in età compresa tra i 6-8 anni e 7 alberi da frutto (2 meli, 2 peri, 2 susini e 1 melograno).
La nuova capanna abitativa, secondo i dati di scavo, ha una forma ellittica con abside semicircolare lungo il lato sud, di dimensioni di 4,80 x 4,00 metri e un’altezza di 4,60 metri. La struttura pollaio è di pianta circolare con diametro di 2,3 metri. I recenti lavori hanno visto impegnati gli archeologi di Archeotipo srl e Arkè Archeologia Sperimentale. Ad oggi, come ha spiegato Marco Valenti (Università di Siena e direttore del Parco Archeologico), l’insediamento è articolato nella longhouse, una capanna abitativa, un pollaio, la forgia del fabbro, un’area ortiva, due focolari all’aperto, un pagliaio. A questo complesso si è aggiunto un forno da pane costruito in terra, non attestato nello scavo archeologico ma con confronti in coevi contesti inglesi e francesi, e alcune tettoie provvisorie sotto le quali si svolgono attività artigianali.
Le dichiarazioni
“L’ampliamento dell’Archeodromo di Poggibonsi è frutto della proficua collaborazione con Arcus Spa, il Comune di Poggibonsi e l’Università di Siena – sottolinea il Presidente di Fondazione Musei Senesi, Alessandro Ricceri – Un progetto di rilevanza nazionale che, basandosi sui dati scientifici, restituisce l’emozione e l’esperienza della storia, affiancandosi all’Archeodromo di Cetona, dedicato all’Età del Bronzo. Un percorso, dunque, quello della living history, condiviso da Fondazione Musei Senesi e capace di attrarre le diverse generazioni avvicinandole alla conoscenza del territorio e alla scoperta della straordinaria rete museale che lo caratterizza”.
“Ringrazio tutti i partner di questo originale progetto – dice il Sindaco David Bussagli – che lega formazione, cultura, didattica, turismo e che continua a crescere e. In poco più di un anno di attività tanti i riconoscimenti ricevuti. Oggi l’Archeodromo è uno dei poli d’interesse del Parco della Fortezza Medicea di Poggio Imperiale che conserva la memoria delle origini della città, insieme a Cassero e Bastioni, piazza d’Armi, Parco Archeologico, mura tornate a nuovo splendore. Un risultato raggiunto grazie ad una progettualità di lungo respiro per la crescita culturale di una comunità che investe su se stessa, sulla propria storia e sulla propria identità, per farne leve di sviluppo” .
“L’avere contribuito alla rinascita del villaggio altomedievale di Poggibonsi, e ora alla sua crescita con nuove ricostruzioni e nuove sistemazioni a verde nell’area archeologica, è per Arcus motivo di grande soddisfazione – dice Ettore Pietrabissa, Direttore Generale di ARCUS Spa – Il progetto di Archeodromo della Fondazione Musei Senesi è un eccellente caso che dimostra come una buona sinergia tra istituzioni pubbliche e private e una concreta strategia per la cultura possono trasformare una ‘semplice’area archeologica in un modello innovativo di museo che è un fiore all’occhiello non solo per il territorio senese ma per l’Italia stessa”.
“Abbiamo aderito con entusiasmo al progetto – Fabrizio Nepi, Presidente della Provincia di Siena – che reputiamo di altissimo valore scientifico, storico, sociale e culturale. Il nostro coinvolgimento dimostra la lungimiranza dell’Amministrazione provinciale che negli anni ha sviluppato un vivaio che è diventato banca del genoma. Nato come campo-catalogo per la riproduzione di piante forestali e poi di olivi, svolge, dal 2011, anche il ruolo di vero e proprio laboratorio per la riproduzione di antiche varietà autoctone di alberi da frutto, garantendo il trasferimento delle caratteristiche genetiche della pianta madre attraverso tecniche naturali con l’obiettivo di promuovere e tutelare la biodiversità”.