"Prima di tutto fare un calendario visibile, da presentare in questo periodo di inizio anno perché possa essere promosso adeguatamente. E occorre che sia un calendario coordinato, in modo da evitare le solite sovrapposizioni: capitano fine settimane densi di appuntamenti, mentre altri sono vuoti".
Si pensa anche a nuovi progetti?
"Il primo obiettivo, intanto, è rivedere il mercatino etrusco di fine mese, per il quale stiamo pensando a una formula più adeguata a valorizzare le nostre produzioni, le caratteristiche del territorio. Poi occorre sviluppare un lavoro di squadra tra le varie associazioni: l’obiettivo è farle lavorare tutte insieme, ogni volta, anche quando l’evento riguarda solo una di esse. Una sinergia tra tutti i soggetti dovrebbe permettere di portare avanti tutte le iniziative al meglio. L’ultimo esempio positivo è il carnevale, che ha coinvolto varie associazioni ma anche le scuole".
Forse un solo evento non basta. La sensazione è che la storia millenaria di Chiusi sia poco percepita all’esterno: forse vale la pena di pensare a qualcosa di più “strutturale”?
"Il nodo è l’identità di Chiusi, l’archeologia e il rapporto con un territorio bellissimo ma poco noto, dai suoi paesaggi al lago. Questo è un luogo straordinario, ma che ha avuto uno sviluppo tale da mettere in secondo piano la sua storia. Per fortuna, il Comune ha già messo a disposizione contributi e incentivi per nuove imprese nel centro storico, ha investito per creare nuovi musei, migliorare l’aspetto del tessuto urbano. Basterebbe aggiungere un luogo di esposizione e vendita delle nostre produzioni, di visibilità per le strutture ricettive, insieme alle potenzialità straordinarie di internet. Ma tutto questo Chiusi non può farlo da sola: occorre lavorare perché Apt, associazioni, la nuova Unione dei Comuni e gli stessi imprenditori siano gli interlocutori di un progetto più ampio".
Insomma, una soluzione sta nello sviluppo di una rete tra le realtà della Val di Chiana e della provincia di Siena?
"Proprio così. Penso alle tante iniziative replicate nello stesso periodo nei vari Comuni, come le feste dell’olio, quando sarebbe più saggio farne periodicamente solo una, di area. Tutti organizziamo molti eventi che si sovrappongono e, alla fine, si annullano a vicenda. Meglio, allora, farne meno ma con un valore più importante, coordinarli meglio, per avere risultati migliori".
Intanto, forse, sarebbe già un successo mettere in rete le decine di associazioni di Chiusi.
"Questo è il primo, fondamentale obiettivo. La prima riunione è già stata un successo, confido in un’attiva partecipazione di tutti, per raggiungere risultati più importanti. Penso a iniziative come Ragazzi in Gamba, ormai di livello internazionale, ma che è poco sentita e partecipata a Chiusi. Vengono spese tante energie, ma con più coesione e maggiore capacità organizzativa si otterrebbero risultati assai migliori".
Allora si può guardare con ottimismo al futuro?
"Si, anche perché partiamo da una buona situazione. Abbiamo infrastrutture degne di una grande città: sale convegni, un teatro da 450 posti, nuovi musei, un centro storico rinnovato, il centro commerciale naturale allo Scalo, una multisala, l’autostrada, la ferrovia. In più, il Comune ha messo a disposizione nuovi spazi di incontro, un ostello da cinquanta posti. Di recente è stato anche inaugurato il sentiero della Bonifica, che costeggia il lago e arriva fino ad Arezzo. Basta poco, insomma, per fare un altro salto di qualità".