CHIUSI. Il Comune di Chiusi ha rispettato in pieno il Patto di stabilità, ricevendo per questo il riconoscimento di un innalzamento del tetto di spesa di 77 mila euro per il 2010, fra i più alti in provincia di Siena. Ma ottenere una "patente" di virtuosa gestione amministrativa non è sufficiente a garantire un adeguato livello di servizi ai cittadini.
Non si contano tagli e riduzioni di trasferimenti, mentre l’autonomia finanziaria è ridotta ai minimi termini. Ad esempio, l’abolizione dell’Ici si è rivelata un boomerang per i cittadini di Chiusi: si è tradotta in 100 mila euro in meno nelle casse del Comune. Già lo scorso anno fu restituito al Comune l’86 per cento, e anche quest’anno si conferma un trasferimento solo parziale dallo Stato.
"Al cittadino si dà l’illusione di risparmiare 200 o 300 euro – osserva il sindaco Luca Ceccobao – in realtà non dando risorse al Comune lo si priva di servizi più costosi che da solo non si può comprare. Toglierci 100 mila euro significa impedire la spesa nel sociale: per asili, scuole, servizi agli anziani".
Stesso copione per la riforma della scuola che, a conti fatti, si traduce in un drastico peggioramento della didattica. Esempi? Alle primarie di Chiusi c’erano quattro classi prime di 15-16 bambini ciascuna, ora si è passati a tre classi di 22 bambini. Prima c’erano tre insegnanti, ora ce n’è sostanzialmente una. Il terzo insegnante serviva per le supplenze, per gruppi di lavoro, per il recupero dei bambini (fondamentale per i tanti immigrati). Per adesso restano quelle specializzate per religione e inglese, in futuro anche per la lingua ci si dovrà arrangiare con un insegnante già esistente. In qualche comune vicino si è tornati persino alle pluriclassi.
Altra assurdità è che i ragazzi potevano scegliere quale laboratorio frequentare (musica, giornalismo, piuttosto che teatro), secondo le loro inclinazioni e indipendentemente dalla classe. Con la riforma Gelmini, ci sarà solo un laboratorio per classi, senza possibilità di scelta per i ragazzi. Inoltre, i tagli agli insegnanti sono stati fatti nel mucchio, senza tener conto del merito e delle competenze di ognuno.
Da un lato la propaganda di un governo che fa apparentemente risparmiare qualche decina di euro di un’imposta; dall’altro, una serie di tagli che hanno un valore ben superiore rispetto ai benefici diretti.
"I trasferimenti non ci sono – continua il sindaco Ceccobao – quindi non si possono programmare nuove opere pubbliche. Quelle già finanziate ritardano per il blocco imposto dal rispetto del Patto di stabilità: per il cittadino e per le imprese è una beffa. Eppure, le opere cantierabili potrebbero migliorare i dati negativi dell’economia". Nonostante questo, l’andamento virtuoso dei comuni rispetto agli altri livelli di governo ha contribuito al controllo della spesa. Bisogna informare i cittadini di questo stato di cose. Serve una battaglia politica per dare vera autonomia agli enti locali e difendere gli interessi dei cittadini, soprattutto delle fasce più deboli.