Tema: guardare oltre i confini comunali per valorizzare e aiutare le aree interne
CETONA. Sostenere le aree interne del Paese e fermare la perdita demografica superando i confini comunali, attraverso una visione strategica di medio lungo termine che metta insieme cittadinanza e servizi essenziali, a partire da scuola, mobilità e sociale, e favorisca una gestione diversa delle risorse fra Stato, Regione e Comuni, valorizzando le peculiarità territoriali che rendono ricca l’Italia sotto l’aspetto culturale, sociale, economico e ambientale. E’ questo, in sintesi, il messaggio ribadito da Fabrizio Barca, già ministro per la coesione territoriale nel governo Monti nel dibattito che ha chiuso ‘Confronto Italiano’, manifestazione culturale giunta alla decima edizione e organizzata a Cetona da Comune, Fondazione Lionello Balestrieri e Cattedra di Scienza Politica della Sapienza Università di Roma per stimolare una riflessione su temi di stretta attualità legati al territorio locale. La due giorni ha coinvolto docenti universitari, sociologi, politologi, storici, costituzionalisti e saggisti. Al dibattito finale, coordinato da Donatella Coccoli, giornalista di Left, ha partecipato anche Maurizio Sacconi, già ministro del lavoro.
“La strategia a sostegno delle aree interne – ha detto Fabrizio Barca illustrando l’iniziativa avviata dal suo ministero durante il governo Monti – è nata per aiutare ambiti territoriali con forti potenzialità economiche e sociali che coinvolgono circa il 35 per cento della superficie italiana e 4,5 milioni di persone, oltre a risorse ambientali, paesaggistiche e culturali di alto valore per tutto il Paese. La strategia si basa, essenzialmente, su quattro pilastri: la diversità dei territori, peculiarità italiana rispetto ad altri Paesi; l’attenzione al cambiamento climatico, con ripercussioni sugli sviluppi territoriali; la tutela della cittadinanza, assicurando servizi primari ed essenziali; la riunificazione nazionale, superando le differenze fra centro-nord e sud. Per valorizzare questi pilastri con azioni concrete, la strategia punta a favorire legami endogeni fra Comuni, andando oltre i confini amministrativi; un centro più vicino alle peculiarità dei territori, escludendo politiche standardizzate e definite a tavolino; uno ‘sperimentalismo democratico’ che fissi principi da applicare poi nei singoli territori in base alle specificità locali; maggiore attenzione per le persone, intese come attori principali di una comunità, senza distinzione. La strategia rivolta alle aree interne – ha concluso Barca – sta incontrando l’ostacolo maggiore in un’amministrazione statale indebolita negli anni, con difficoltà su settori fondamentali e dove, attualmente, manca un ministero per la coesione territoriale che potrebbe coordinare e dettare la linea di questa iniziativa”. In Toscana la strategia sta coinvolgendo l’area del Casentino e i primi risultati saranno resi noti a gennaio.
L’importanza di una strategia che guardi oltre i confini comunali per valorizzare le aree interne è stata sottolineata anche da Simone Gheri, segretario generale di Anci Toscana che ha ribadito la necessità urgente di rivedere l’assetto istituzionale dopo l’abolizione delle Province con un disegno complessivo che abbracci tutti i settori. Temi condivisi anche dal filosofo Michele Prospero, che ha evidenziato come il riformismo di questi anni non abbia saputo valorizzare le diversità territoriali, rilegando gli amministratori locali a ‘gendarmi’ per conto dello Stato sui propri territori e rendendo difficile la risposta alle esigenze delle comunità.
L’obiettivo della due giorni di ‘Confronto Italiano’ appena conclusa viene riassunto nelle parole di Eva Barbanera, sindaco di Cetona. “Nell’epoca della globalizzazione delle relazioni internazionali, dell’economia, della cultura e delle istituzioni sovranazionali, abbiamo voluto lanciare una riflessione su cosa può essere definito, oggi, centro e cosa periferia. I processi decisionali sembrano allontanarsi dai cittadini, il governo dell’Italia repubblicana ha assunto indirizzi storicamente ondivaghi tra decentramento amministrativo e accentramento-accorpamento istituzionale e di fronte a tutto questo la ricerca di un equilibrio tra centro e periferia è una leva importante per evitare l’acuirsi di disuguaglianze e iniquità, capaci di generare cittadini con meno diritti rispetto ad altri solo per il luogo in cui vogliono vivere. ‘Confronto Italiano’ ha provato ad accendere i riflettori su questo tema, sottolineando come i piccoli Comuni e le aree interne del Paese siano promotori di ‘buone pratiche’ sociali e culturali, di progetti spesso troppo in ombra e custodi di un patrimonio storico, ambientale e culturale che arricchisce tutto il Paese e che viene valorizzato troppo poco a livello centrale”.