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di Andrea Pagliantini
GAIOLE IN CHIANTI. Più o meno sono venticinque le persone residenti nel castello di Barbischio, che durante i mesi invernali, a partire da novembre, fino a marzo, sono più abituate ad osservare un traffico di cinghiali più che di persone.
Il Chianti è come un grande negozio di souvenir, aperto da Pasqua fino alla fine di ottobre, che una volta giunti alle porte dei rigori del freddo, abbassa le saracinesche e permette agli abitanti rimasti, un letargo di mesi da smaltire con il telecomando, il pallinaio, la briscola, la messa delle cinque, l’ambulatorio del dottore o la mirabolante avventura della caccia al cinghiale.
Dai primi di aprile la natura sboccia e il mondo di turisti e vacanzieri si rianima. Riaprono alberghi, strutture recettive e ristoranti e nei piccoli borghi, come Barbischio, iniziano i problemi per chi qui è stato tutto l’anno in uno spazio che gradatamente si restringe. Non per mancanza di spazio, ma perchè di un ampio e confortevole
parcheggio aperto da pochi anni a meno di 50 metri dal borgo se ne fa poco uso e perchè turisti stranieri con macchine enormi, si intrufolano nelle stradine senza sfondo, infilando a tentoni imbranate retromarce o
improbabili soste nei posti più assudi, creando non poche difficoltà a chi, in questi sassi vive ogni giorno. Preservare gli antichi borghi dall’invasione delle auto è sempre cosa buona e giusta.