di Roberto Cappelli
Sindaco Buffi, a pochi mesi dal tuo insediamento, è caduta una tegola enorme su Montalcino e sul suo prodotto principe, l’avresti mai detto e come hai reagito?
Credo che nessuno neppure il più “acerrimo avversario” di Montalcino e del suo territorio si sarebbe potuto augurare una risonanza così clamorosa per le vicende che hanno interessato la nostra produzione vitivinicola. Non tanto per gli aspetti giudiziari che lo hanno riguardato e sui quali, come più volte ribadito, non voglio e non mi compete entrare nel merito, ma soprattutto per il vergognoso accostamento che è stato fatto tra il paventato, da parte di alcuni, non rispetto del disciplinare del Brunello e l’inchiesta sul vino adulterato a livello nazionale. Sbornia mediatica, come l’ho definita, che in apertura della più grande manifestazione enologica nazionale, il Vinitaly, ha avuto il vergognoso coraggio di accostare l’impiego di vitigni non previsti in un disciplinare con l’uso di sostanze anche nocive per produrre vino. Se mi si chiede come ho reagito rispondo che dopo un primo momento di profonda indignazione ed anche di grande preoccupazione – sul Brunello si basa la realtà economico imprenditoriale del nostro territorio – la reazione è stata studiata, condivisa e concertata. Su questo voglio fare un inciso o meglio un ringraziamento a tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale che, senza strumentalizzazioni di alcun tipo ed era anche molto facile farle, hanno lavorato per la soluzione della questione condividendo le strategie intraprese. Da parte mia ho sempre tenuto tutti i gruppi costantemente informati degli sviluppi.
C’è chi dice che il Consorzio ed il Comune avrebbero dovuto tenere una posizione più determinata…
Quando ci sono indagini in corso non si deve essere giustizialisti a priori così come occorre, dall’altro lato, grande prudenza e pazienza in attesa degli esiti della giustizia. Comunque, sul Consorzio non intendo esprimere giudizi, dico solo che ritengo che non sia stato semplice rappresentare in un momento così particolare le idee e le volontà di 250 associati con la lente di ingrandimento di tutto il mondo puntata addosso. Sul Comune di Montalcino premesso che, come si può immaginare, diverse attività e contatti sono stati estremamente riservati e quindi non possono essere, ad oggi, divulgati, ritengo che il ruolo dell’amministrazione non poteva e non può essere se non quello di arbitro. Il duplice obiettivo che abbiamo sempre cercato di perseguire è stato quello di non arrivare a nessun tipo di spaccatura all’interno del Consorzio, di lasciar prendere autonomamente ogni sorta di decisione, anche perché ciò ci era stato richiesto in modo forte sia dai produttori che dalle associazioni di categoria, e soprattutto di difendere in ogni modo, a livello sia di immagine che economico, un settore che conta 250 aziende, 2500-3000 addetti (la metà della popolazione del nostro comune). Mi preme sottolineare che il contatto ed il confronto con i vertici del Consorzio, in questi difficili mesi, è stato costante, estremamente serio e responsabile.
Il Brunello è di Montalcino e quando fu riconosciuta la DOCG il Comune fece anche un manifesto per sottolinearne il valore per tutta la collettività…
Il Brunello appartiene alla storia di Montalcino, al suo territorio, la sua produzione è inequivocabilmente e automaticamente associata alle nostre colline e grazie anche a questo territorio e all’impegno di generazioni di produttori è divenuto uno dei più importanti nomi del made in italy nel mondo. Al Brunello sono legati altri comparti della nostra economia, penso in primis al turismo ma anche, ad esempio all’edilizia, pensate a tutti i recuperi dei poderi avvenuti nelle nostre campagne, alle cantine realizzate dai nostri produttori, quindi nell’agire non bisognava dimenticarsi che il Brunello non è patrimonio dei soli produttori ma dell’intera collettività. Ma i produttori sono i primi, coloro che nella sostanza e nella forma hanno il dovere diritto di decidere sul suo futuro. Nella situazione che si era creata, di fronte ad opinioni completamente contrastanti ed a pressioni di natura diversa, non è stato facile anche per il sottoscritto tenere una posizione equilibrata, lavorare avendo come priorità la tutela del territorio e dell’economia senza cedere a spinte emotive ed impulsive. A Torino credo che la politica abbia “sostenuto” la Fiat, ma mai credo sia entrata nel merito di come e quali macchine fare… Comunque mi sembra che nella riunione del 27 ottobre i nostri produttori abbiano dato un bel segnale e come “l’arbitro”si auspicava manifestando anche una compattezza non scontata.
In concreto ci puoi brevemente indicare i passaggi intrapresi dall’Amministrazione Comunale in questa intricata e delicata vicenda?
L’Amministrazione Comunale a difesa di Montalcino e del suo vino ha cercato fin dai primi momenti della vicenda di coinvolgere e di concertarsi con gli altri enti territoriali quali la Regione Toscana, l’Amministrazione Provinciale, la Comunità Montana. Ha più volte, come emerge dai vari comunicati stampa ed anche da dure prese di posizione, contrastato l’attacco mediatico che ha cercato di accostare il caso Brunello al vino adulterato. Ha istituito un tavolo istituzionale ad hoc del quale hanno fatto parte oltre agli enti sopra citati, il Consorzio del Brunello, la Camera di Commercio, le associazioni di categoria del mondo agricolo, i sindacati dei lavoratori e su esplicita richiesta di tutti i componenti anche un rappresentante del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. E’ stata presa, su interessamento del Comune di Montalcino, attraverso un documento ufficiale una ferma posizione dalle Città del Vino. L’Amministrazione Comunale si è attivata, attraverso questionari anonimi, per conoscere le opinioni di tutte le aziende in merito alla questione dei disciplinari di produzione. In tale occasione abbiamo chiesto anche di poter conoscere le prospettive di crescita aziendale in funzione della redazione del piano strutturale. Ho incontrato personalmente il Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia a Roma, colloqui che hanno preceduto la visita del Ministro stesso e dell’ambasciatore americano Ronald Spogli a Montalcino, dove è stata data notizia del superamento del problema delle esportazioni negli Stati Uniti. Voglio manifestare anche attraverso le pagine del vostro giornale un sincero plauso alla disponibilità, all’impegno e alla concretezza di Luca Zaia per la difesa del nostro vino e di una delle eccellenze italiane nel mondo. Il Prefetto di Siena ci è stato costantemente vicino ed il suo contributo è stato veramente rivelante. Non sto a dire quanto volte ci siamo incontrati ma posso dire che in quanto rappresentante territoriale del Governo ha svolto una funzione importante di raccordo. Ci sono tanti che in questi mesi hanno operato per Montalcino in silenzio, dietro le quinte e c’è un lato estremamente positivo, anzi una convinzione che ho maturato durante questa lunga vicenda: Montalcino è circondato da tanti estimatori e tanti amici veri, più di quanti si pensi…
E finita la storia?
Finita no, ma probabilmente si inizia rivedere un orizzonte al quale forse eravamo troppo abituati ed adagiati senza considerarne fino in fondo il valore. Non sarà certo come prima anche perché, almeno nel breve periodo, la situazione congiunturale mondiale non lo consentirà. I pilastri del futuro di Montalcino dipenderanno dalla serietà e dall’unità dei produttori, le istituzioni faranno la loro parte. Le scelte saranno quelle giuste. O perlomeno quelle dettate dal buon senso, di coniugare il mercato, la storia e l’identità.
Forse come diceva qualcuno il dramma della vita è che tutti hanno le loro buone ragioni e spesso quel che ci sembra una disgrazia può essere anche una fortuna. Che ne sappiamo!