La storia della famiglia Hink, del rudere di San Bernardino e della strada più fotografata della Val d'Orcia
VAL D’ORCIA. Comune di Pienza, Provincia di Siena e Soprintendenza protagonisti di una vicenda che ha dell’incredibile. Parliamo della storia che coinvolge la famiglia londinese Hink che, innamorata della Toscana dopo un decennio di ricerche sul territorio approda nel cuore della Val d’Orcia, posto ideale dove vivere serenamente e crescere i loro quattro figli. Acquista così S. Bernardino un rudere che, anche se di non particolare pregio architettonico è collocato in un contesto ambientale tra i più ammirati al mondo, posto all’apice della famosa strada che, con la dolcezza dei suoi tornanti cipressati, costeggia i calanchi del parco naturale di Lucciolabella, location di numerose pubblicità televisive e sicuramente uno degli scorci più fotografati in Italia.
In vetta a quella collina, prima che la strada che sale dalla Foce inizi a ridiscendere sul versante opposto, c’è (o meglio” c’era”) S. Bernardino, testimone di un contesto rurale tipico degli inizi dello scorso secolo (costruito negli anni ’30 come uno degli episodi della trasformazione culturale, urbanistica, paesaggistica e agricola intrapresa dalla famiglia Origo con il progettista inglese Cecil Pinsent). La famiglia Hink acquista la proprietà nel 2009 ponendo le fondamenta per il loro progetto di vita, investendovi tutte le proprie risorse per poterci vivere tutto l’anno nella speranza di una vita migliore di quella offerta dalla metropoli londinese. Organizzati i pochi lavori di ristrutturazione ammessi in quel contesto ipervincolato, gli Hink se ne tornano a Londra a fine agosto del successivo 2010, lasciando l’esecuzione dei lavori nelle mani del tecnico e dell’impresa assunti a tale scopo.
Di lì a pochi giorni la tragedia. S. Bernardino crolla (questa almeno è la versione ufficiale; ancora oggi non vi è certezza sulle cause, se accidentali ovvero legate ad imperizia o spregiudicata intenzionalità) ed il fatto appare irrimediabile, perché ci troviamo all’interno del parco naturale di Lucciolabella, dove i mille vincoli esistenti (Paesaggistico, Idrogeologico , Anpil, Unesco Val d’Orcia, Riserva Naturale di Lucciola Bella, ZPS Lucciolabella, SIR/SIC 96 Lucciolabella, Zona Sismica Classe III), impediscono gli interventi edilizi necessari per la ricostruzione. Intervengono quindi il comune di Pienza, la Provincia, la Soprintendenza ma le tante norme, caotiche e tra loro spesso incoerenti, impediscono ancora oggi, nonostante l’impegno profuso anche dai
numerosi professionisti (tra avvocati e tecnici), il ripristino di quel prezioso contesto storico, ambientale e paesaggistico. Dopo sei anni dall’accaduto chi va ad ammirare quel meraviglioso scorcio naturalistico superprotetto, trova, laddove esisteva il podere di S. Bernardino, cumuli di macerie, ponteggi anch’essi crollati e varie attrezzature edili abbandonate ed oramai rugginose. Insomma, una vera e propria discarica a cielo aperto nel bel mezzo di una tra le più belle contrade del paesaggio rurale senese.
L’unico apprezzabile progresso in questi anni tormentati si è avuto pochi giorni fa con la conclusione del processo penale a carico della signora Hink Caroline. Proprio così, incredibile a credersi, ma la Hink, proprio a causa dell’evento verificatosi in sua assenza, è stata incriminata per “abuso edilizio” in quanto proprietaria dell’immobile. Oltre al danno anche la beffa. A conclusione di un complicato processo durato quasi quattro anni, la signora Hink, difesa dall’ Avvocato Lorenzo Rossi Valenti del foro di Siena, è stata assolta con formula piena.
Adesso dobbiamo solo sperare che anche le locali Amministrazioni dimostrino lo stesso buon senso una volta tanto espresso dalla nostra Giustizia, restituendo, non solo alla famiglia Hink, ma anche e soprattutto alla collettività, la magia di quel posto, di quel mirabile equilibrio tra natura e manufatti rurali creato dall’uomo nei secoli e nei decenni.