di Andrea Pagliantini
CASTELNUOVO BERARDENGA. Sulla pagina “Le nostre orme – Castel Berardengo”, curata dallo storico Fosco Vivi, (noto anche per aver dato alle stampe il prezioso volume “La Berardenga e il suo castello nuovo” (in collaborazione con il professor Mario Ascheri, Roberto Farinelli, Gabriele Fattorini, Pierluigi Licciardello, Paolo Cammarosano) si parla di vita vissuta, di quando il borgo e la chiesa di Barca, (da anni in stato avanzato di abbandono e decadenza) erano abitati e vissuti.
Da notare, all’ingresso del villaggio, una lapide, quasi illeggibile con i nomi dei dieci caduti della Prima Guerra Mondiale, che rischiano di finire definitivamente nell’oblio.
“Negli anni 40-50 alla Gazzara viveva una numerosa famiglia di contadini e un uomo di questa famiglia, sodo (cioé scapolo) stava sempre nei campi con i maiali e faceva la calza per tutta la famiglia. Barca aveva la bottega con sali e tabacchi e si trovava nel piazzaletto sotto la chiesa. Nelle case coloniche sopra la rupe abitavano due grandi famiglie e, in cima alla scala esterna, c’era la scuola con la maestra Annina Fabbri Salvadori. C’erano due turni: dalle 8 alle 10,30 la seconda e la terza classe e dalle 10,30 alle 13 entravano i bambini della prima. Il prete era don Virgilio di Castelnuovo con la perpetua Beppina ci faceva la dottrina. Davanti alla chiesa abitava Osanna, una compagna di scuola mia e il suo babbo faceva il sacrestano. Nel fabbricato in basso viveva la famiglia Aldinucci che gestiva la bottega e il padre faceva il fabbro.Un inquilino oltre che operaio agricolo faceva il barbiere e un altro faceva il calzolaio. A Barca non mancava niente! Una quarantina di ragazzi andavano a scuola e alla dottrina a Barca. Era un posto vivo e ci divertivamo da matti, liberi e indipendenti. Ora vedere quell’abbandono mette tristezza e nostalgia”, scrive Margherita Fontani.