MONTERONI D'ARBIA. L’azienda agricola Suvignano deve essere assegnata al Comune di Monteroni d’Arbia. Lo richiede una proposta di risoluzione approvata questa mattina dalla commissione Agricoltura (a maggioranza Pd-Prc, con l’astensione del Pdl) della Regione. La risoluzione riafferma “l’intendimento della Regione Toscana a che sia il territorio toscano, ed in particolare quello della Provincia di Siena e del Comune di Monteroni d’Arbia, a gestire l’azienda agricola Suvignano, pur con la collaborazione di altri soggetti”. Impegna la Giunta regionale “ad attivarsi ulteriormente” per concorrere all’assegnazione al Comune, “sulla base di un qualificato progetto di gestione delle attività aziendali a forte connotazione anche sociale e legalitaria”, e ad attivarsi “presso la competente Agenzia del Demanio affinché si proceda sollecitamente al trasferimento o all’assegnazione dell’azienda”.
L’iniziativa della commissione Agricoltura, ha spiegato il presidente Aldo Manetti (Prc), “nasce dalla volontà di dare nuovo impulso ad una soluzione sulla quale è stata da tempo trovata un’intesa tra i vari livelli istituzionali”.
L’azienda agricola Suvignano era stata posta sotto sequestro e confiscata tra il 1996 e il 1997, in forza della legge sui beni mafiosi. Consiste in una superficie agraria di circa 713 ettari, di cui 570 coltivati a grano duro, orzo e avena. Dispone di 13 immobili (case coloniche), di un fabbricato (l’ex magazzino), di una vecchia fornace ora adibita ad officina aziendale; di una villa padronale, di un fabbricato con la chiesa, ed ha un agriturismo in attività, con 40 posti letto e un allevamento di circa 2000 capi ovini, 200 capi suini, un uliveto di 5 ettari e di una riserva di caccia.
L’iniziativa della commissione Agricoltura, ha spiegato il presidente Aldo Manetti (Prc), “nasce dalla volontà di dare nuovo impulso ad una soluzione sulla quale è stata da tempo trovata un’intesa tra i vari livelli istituzionali”.
L’azienda agricola Suvignano era stata posta sotto sequestro e confiscata tra il 1996 e il 1997, in forza della legge sui beni mafiosi. Consiste in una superficie agraria di circa 713 ettari, di cui 570 coltivati a grano duro, orzo e avena. Dispone di 13 immobili (case coloniche), di un fabbricato (l’ex magazzino), di una vecchia fornace ora adibita ad officina aziendale; di una villa padronale, di un fabbricato con la chiesa, ed ha un agriturismo in attività, con 40 posti letto e un allevamento di circa 2000 capi ovini, 200 capi suini, un uliveto di 5 ettari e di una riserva di caccia.