Intervista al primo cittadino di Chiusi che spiega le ragioni della sua scelta
CHIUSI. Sindaco, quindi, Lei al referendum voterà SI?
“Certo voterò SI senza se e senza ma perché non possiamo più aspettare per cambiare l’Italia. Dobbiamo fare le riforme per consegnare ai nostri figli un Paese più bello, un’Italia più semplice, con meno burocrazia, con meno politici e più politica”.
Il referendum riuscirà a fare questo?
“Se vince il SI avremo finalmente uno Stato più veloce, moderno e capace di dare risposte in tempi rapidi. Sono certo che per vincere questa sfida basterà entrare nel merito delle questioni e leggere la domanda nella scheda di voto”
E allora entriamoci; perché SI all’eliminazione del bicameralismo perfetto?
“Perchè finalmente non saremo più lo Stato con il parlamento più numeroso e costoso del pianeta. Riducendo i parlamentari saranno risparmiati 500 milioni di euro che andranno ad incrementare il fondo dedicato ad aiutare chi è rimasto indietro. Se vince il Si la politica inizierà veramente a ridurre i propri costi a favore dei cittadini e in questo un ruolo importante sarà svolto anche dalla riduzione degli stipendi dei consiglieri regionali che non potranno guadagnare più di un sindaco e dalla cancellazione dei rimborsi ai gruppi regionali. Se vince il no tutto rimarrà come è oggi”.
Avere un senato diverso sarà necessario?
“Assolutamente si perché il nuovo senato ovvero la camera delle autonomie, che sarà formata da consiglieri regionali e sindaci democraticamente eletti, avranno l’opportunità di portare le istanze dei territori direttamente all’azione di governo. È un modo nuovo, veloce ed efficace per dare voce e trovare soluzioni ai vari disagi e problemi dei cittadini”.
Favorevole all’abolizione del CNEL?
“Si perché è un ente inutile che dalla sua formazione, negli ultimi settanta anni, ha prodotto zero leggi costando 1 miliardo di euro”.
Favorevole anche all’abolizione del Titolo V della Costituzione?
“Certamente Si! Grazie alla riforma del Titolo V avremo una semplificazione del quadro istituzionale, eliminando le province e un vero cambiamento nel rapporto tra Stato e Regione semplificvando tutti i temi burocratici (trasporto e turismo con unica strategia)”.
Insomma per Lei non ci sono motivi per sostenere il NO?
“Ognuno è libero di guardare al futuro come vuole, ma penso che basterà chiedere agli italiani che cosa vogliono veramente. Se siamo stanchi di sostenere la classe politica più numerosa e più pagata dell’Occidente che oltretutto fa lavorare due camere esattamente per la stessa cosa con tempi infiniti, se siamo stanchi delle lungaggini burocratiche delle varie regioni, se non vogliamo più enti inutili, se vogliamo avere la possibilità di proporre referendum propositivi, se in definitiva vogliamo veramente cambiare allora basterà un sì”.