di Elisa Renna
MONTERONI D'ARBIA. Sono state avanzate le candidature da parte del Comune di Monteroni d’Arbia, della Provincia di Siena e della Regione Toscana per la gestione dell’azienda agricola di Suvignano, confiscata alla mafia nel 2007.
La conferenza stampa di oggi (30 ottobre) è avvenuta in concomitanza con la tappa nel paesino senese di “Carovane per la legalità”, un progetto dell’Arci che si occupa di sensibilizzare la popolazione sul tema dell’educazione alla legalità.
L’azienda di Suvignano è entrata in possesso della mafia nei primi anni ’80, da quando l’immobiliarista palermitano Vincenzo Piazza l’ha acquistata mediante un passaggio di quote avvenuto in più anni. Era stato Fabio Pacenti, sindaco di Monteroni d’Arbia nel 1992, a capire che qualcosa non andava nel proprietario di quell’azienda quando ha trovato citato il nome di Piazza in un libro sulla mafia. Da quel momento è incominciata dunque la battaglia dell’Amministrazione comunale per ottenere dapprima il sequestro, avvenuto nel 1993 e in seguito la confisca, avvenuta invece soltanto lo scorso anno. Si tratta della più grande confisca alla mafia nel nord e centro Italia. Vincenzo Piazza era stato arrestato già nel 1994. Dallo scorso anno dunque è iniziata la procedura di assegnazione dell’immobile.
L’azienda si estende su un territorio di 700 ettari sul quale si dispiegano numerose attività, dall’allevamento di suini e bovini, alla coltivazione di ulivi e cereali, sino ad arrivare all’attività di ricezione turistica, con un totale di 38 posti letto. L’intera azienda ha un valore complessivo di un miliardo di euro, confiscata alla criminalità organizzata per essere restituita alla comunità.
Secondo la legge n. 109 del 7 marzo 1996, se il bene confiscato è un immobile viene assegnato automaticamente al patrimonio del comune ove l’immobile è sito; se invece trattasi di un patrimonio sociale, l’immobile può essere destinato all’affitto, alla vendita oppure alla liquidazione. Per l’azienda di Suvignano sono state le quote sociali ad essere state confiscate, ragion per cui non si può procedere al trasferimento diretto presso il comune, bensì all’assegnazione mediante candidatura.
Il progetto presentato dalla tre istituzioni prevede il mantenimento degli attuali rapporti convenzionali con l’Istituto Zootecnico Siciliano e con altri enti e istituti di sperimentazione; lo sviluppo delle attività agrituristiche; la reintroduzione della razza chianina e la produzione di latte d’asina. Oltre alle attività più specificatamente zoo-agricole, è di rilevante importanza il fatto che le strutture poderali saranno utilizzate per l’accoglienza di minori disagiati e di donne maltrattate, ma anche per una “Fattoria didattica della legalità” progettata con Arci e Libera.
A questo proposito, il vicepresidente della Regione Toscana Federico Gelli, sottolinea come “la cultura della legalità è la priorità assoluta nel nostro paese” e a riguardo della candidatura delle tre istituzioni locali per la gestione dell’azienda afferma che “noi non accettiamo sconfitte. Non esiste una joint venture che si può fare carico del bene confiscato eccetto la Regione, la Provincia e il Comune di Monteroni d’Arbia. Se vincessero altri soggetti, sarebbe una sconfitta per la comunità e per la politica italiana. Questo patrimonio rappresenta il futuro e la speranza per le forze dell’ordine e i magistrati che hanno perso la vita per combattere la mafia”.