SOVICILLE. L’ Associazione Serpe Regolo di Sovicille, Anpi provinciale e ARCI Rosia, stanno organizzando una cena per sottoscrivere delle quote GKN per salvare posti di lavoro
Di seguito l’ultimo comunicato GKN.
“Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze: “Facciamo chiarezza”, verso il 5 novembre, h 14.00. Prepariamoci all’ora x; spiccare il volo o cadere
Documento lungo ma necessario: leggere con attenzione
- “Il Governo disposto ad esaminare il piano industriale degli operai”. Questa frase è solo parzialmente vera. Ed è quindi parzialmente falsa. E’ una frase che spiega tutto il paradosso. Da un lato, è un fatto storico: oggi non esiste alcun piano di reindustrializzazione al di fuori di quello concepito dal basso dal Collettivo di Fabbrica. Stare con questo piano, oggi e fino a prova contraria, significa stare con l’unica alternativa ai licenziamenti e alla speculazione immobiliare.
- Dall’altro però la trappola sta qua: il Governo esamina il piano degli operai, per nascondere di non avere alcun piano. E chi non ha un piano, oggi è oggettivamente a fianco dei licenziamenti e della potenziale speculazione immobiliare.
- Chi non poteva nulla, gli operai, ha fatto tutto. E chi tutto poteva, il Governo, nulla ha fatto e nulla sta facendo. Tanto che il Governo concede il tavolo tecnico per esaminare il nostro piano. Ma si nega al tavolo di crisi, politico, dove invece il paese e le parti sociali possono chiedere conto dell’azione del Governo.
- Senza tavolo di crisi, è vano qualsiasi tavolo tecnico. E’ solo un gesto di facciata o peggio una trappola. La reindustrializzazione non si dà in una azienda in liquidazione, con i licenziamenti, senza chiarezza su quanto sia stato pagato lo stabilimento. Il Governo chiede a noi un piano e contemporaneamente afferma di non potere fare nulla. La reindustrializzazione concepita dal Collettivo di Fabbrica non prescinde dall’intervento pubblico, dall’accesso alla Legge Marcora. Chi oggi sostiene un tavolo tecnico senza tavolo di crisi è oggettivamente al fianco dei licenziamenti e della potenziale speculazione immobiliare.
- La Bergamotto, sottosegrataria al Mimit, avrebbe chiesto di “liberare lo stabilimento”. Ma da chi? Lo stabilimento è perfettamente agibile a chi vuole reindustrializzarlo. Quello che evidentemente la Bergamotto intende è liberare lo stabilimento dai suoi dipendenti. E trasformarlo quindi in un guscio vuoto. Pronto a essere trattato come bene immobile. Come può esistere piano di reindustrializzazione operaio senza gli operai che lo portano avanti? Chi oggi chiede di liberare lo stabilimento è oggettivamente a fianco dei licenziamenti e della potenziale speculazione immobiliare.
- Chi “occupa” lo stabilimento è l’attuale proprietà. Quanto ha pagato Borgomeo lo stabilimento? Quali sono gli accordi intercorsi tra lui e Melrose? A chi risponde il gioco di scatole societarie che oggi parte da ex Gkn, passa per Pvar e finisce in una fiduciaria del Monte dei Paschi di Siena? Oggi è più che mai legittimo sospettare che Borgomeo sia arrivato per cuocerci a fuoco lento e terminare con due anni di ritardo l’azione di Melrose. Il pubblico dovrebbe acquisire lo stabilimento e metterlo a disposizione della cooperativa dei lavoratori e del condominio industriale, stabilendo un meccanismo di rent-to-buy.
- Il flusso delle ore lavorate, presente alla stessa Inps e allo stesso Ispettorato del Lavoro, dimostra che lo stabilimento è in attività. Le sentenze dicono che è agibile alla reindustrializzazione e al lavoro. L’assemblea permanente, così come tutte le funzioni sindacali attive, sono prerogative di dipendenti nel proprio luogo di lavoro. Il presidio permanente è un atto di lotta. La Società Operaia di Mutuo Soccorso, fondatrice della cooperativa, è regolata dall’articolo 11 dello Statuto dei Lavoratori. Chiedere di sgomberare con la forza pubblica le funzioni sindacali di un’azienda è un atto profondamente antidemocratico.
- L’attuale proprietà doveva presentare investitori e piani industriali. Non l’ha mai fatto. E quindi, come dichiarato sin dall’inizio, la lotta per il lavoro è continuata. L’assemblea permanente è strumento di questa lotta. Questo è il rapporto causa ed effetto, non il contrario. Quando la Bergamotto, dice che gli investitori non si sono avvicinati per via dell’assemblea permanente, inverte causa ed effetto.
- Oggi degli investitori ci sono. Piccoli o grandi che siano. E sono profondamente urtati dall’atteggiamento della proprietà e inibiti dal Governo. Chi ha fatto terra bruciata attorno a Gkn, non siamo noi.
- Il Governo dice di non poter mettere fondi pubblici nel rilevare Gkn o lo stabile. Eppure oggi la società è controllata da una fiduciaria del Monte dei Paschi di Siena. E il Monte dei Paschi di Siena è controllato al 64% dallo Stato.
- Il Governo in verità ha messo fondi pubblici. A perdere e senza alcuna azione di verifica. Ha concesso una cassa integrazione senza causale, inventata apposta per Borgomeo, e l’ha data ad un’azienda in liquidazione senza ottenere nemmeno il ritiro della liquidazione. Già solo questo impone, che sia concessa altra cassa e sia fatto un intervento per mettere a frutto questi soldi e reindustrializzare Gkn.
- L’azienda dice di non avere più possibilità di prorogare la cassa integrazione. Falso. L’azienda ha ancora a disposizione tutti gli ammortizzatori sociali. Ma, come sempre, non sa o non vuole o non può utilizzarli. Perché per farlo avrebbe bisogno di un piano industriale. Cosa che Qf non ha mai avuto. Rimane da capire se si sia trattata di incredibile incapacità o di un piano pensato sin dall’inizio per arrivare esattamente qua: ai licenziamenti e alla rivendita dello stabilimento come immobile vuoto.
- L’ultimo tavolo con il Governo è stato il 2 marzo. L’azienda era già in liquidazione. Se era un tavolo tecnico, ciò dimostra che il tavolo tecnico non prescinde dalla presenza delle parti sociali e delle istituzioni. Se era un tavolo di crisi, oltre a mille altre ragioni, che i tavoli di crisi sono possibili anche con le aziende in liquidazione. Allora il Governo propose un percorso e un’ipotesi di accordo, che partiva dal pagamento degli arretrati e dal ritiro della liquidazione e dalla messa a disposizione dello stabilimento alle istituzioni per lo scouting pubblico. Il Governo è sparito. Non c’era nessun accordo, né trattativa. Così come l’azienda ha rifiutato da sempre qualsiasi accordo. La narrazione tossica del “muro contro muro” è falsa. L’azienda sapeva benissimo dove voleva arrivare, il Governo dal 2 marzo in poi è scappato, gli operai hanno fatto quello che avevano detto di fare: elaborato il piano, fondato la cooperativa.
- Siamo rimasti 180. La cifra non è destinata a salire di certo. Può solo scendere con il tempo. Quasi 300 posti di lavoro sono già stati bruciati. Qualcuno lo dice con soddisfazione. Si compiace di come ci abbiano indebolito con il tempo. Dopo 8 mesi passati senza stipendio, un accordo quadro violato, una proprietà assente, un Governo immobile, sì, siamo meno. Il miracolo è essere ancora in piedi. E ora provano a “farci fuori” tutti con il licenziamento collettivo. Per noi la vita, in qualche modo, ricomincerebbe. Saremmo senza rimorso e con la consapevolezza di aver dato tutto. E di più.
- Il problema rimarrebbe del territorio, con 500 posti di lavoro in meno, con le competenze disperse e un potenziale ecomostro da 80.000 metri quadri. Il problema rimarrebbe di tutte e tutti: Gkn vuota e desolata, simbolo del fatto che in un modo o nell’altro, “loro” vincono sempre. Noi non abbiamo altra scelta che arrivare fino in fondo: questo è il nostro posto di lavoro e non abbiamo nessuna voglia di abbandonarlo. Il movimento sindacale, sociale, di convergenza, climatico, il territorio possono invece scegliere: se giocarsi qua, con noi, tutto, fino in fondo. E dire che per una volta “noi” abbiamo scritto una storia diversa.
5 novembre h 14,00, presso Gkn, spiccare il volo o cadere
Prepariamoci insieme all’ora x