La Filcams Cgil "Quale futuro piò avere una città che taglia risorse destinate all'export?"
di Annalisa Coppolaro
SIENA. E oltre alla Biotech e all’Enoteca Italiana, ora tocca a Promosiena. Quattro dipendenti in cassa integrazione in deroga dal 1 gennaio 2015, dopo la riduzione di orario delle cinque lavoratrici avvenuta nel 2013 a causa di un ridimensionamento dell’attività dovuto alle minori risorse che quest’anno la Società Promosiena riceverà dalla CCIAA di Siena, e un futuro incerto per questa realtà nata per far apprezzare il ”brand Siena” all’estero.
La Camera di Commercio già nel 2003, con altri partner locali, decise di creare una società che potesse agevolare le aziende senesi nel loro processo di internazionalizzazione. ”Effettivamente fu un’idea molto lungimirante”, si legge in un comunicato stampa emesso pochi giorni fa da Filcams CGIL, ”poichè se un futuro ci doveva essere per le nostre aziende era proprio quello di spingersi oltre i confini nazionali, e far apprezzare il brand Siena all’estero. In molte altre città italiane questo era già accaduto, ovvero ogni Camera di Commercio si era dotata di un’azienda a vario titolo giuridico che si occupava di internazionalizzazione”, prosegue il comunicato. ”Oggi quattro di queste cinque persone (dipendenti e tutte donne , ndr) sono state messe in cassa integrazione in deroga….Ancora una volta – prosegue il comunicato di Filcams – la soluzione più semplice sembra essere stata quella di penalizzare i lavoratori con tagli agli stipendi e soprattutto al diritto al lavoro. Ed è proprio questo diritto che chiedono di esercitare le dipendenti di Promosiena. Tralasciando un universo di ulteriori considerazioni che si potrebbero fare sul piano occupazionale …si è letto recentemente della volontà di creare ‘uno spazio dedicato all’agroalimentare a Siena, ”una città dei sapori senesi” che sia una declinazione del legame originario ad attuale tra Siena e le Sue terre, di ‘candidare Siena a capitale della Toscana agroalimentare’ in modo da promuoverne le eccellenze enogastronomiche e le sue realtà. Ebbene, la nostra società Promosiena ha già il suo marchio: così come l’Enoteca Italiana, ha una sua gloriosa ed autorevolissima ed unica storia, ha professionalità che non aspettano altro che di essere valorizzate, ‘utilizzate’ nei loro rispettivi ruoli, ha esperienze consolidate che vogliono mettersi al servizio di un progetto serio e organico di promozione del territorio”. Purtroppo queste quattro professioniste, tutte donne appunto, con capacità notevoli di gestione, conoscenza delle lingue, con alle spalle oltre dieci anni di lavoro per Promosiena, adesso sono in cassa integrazione e Siena rischia di perdere un’altra chiave di volta del suo modo di proporsi oltre i confini locali. Se davvero SIena vuol lanciare le sue brand all’estero, non dovrebbe forse fare quello che strutture analoghe stanno già facendo, con la partecipazione a progetti di vario genere per mantenere il posto a ciascun lavoratore? Già il taglio alle ore avvenuto nel 2013 era il segnale che qualcosa nella gestione di Promosiena stava evolvendo negativamente, e adesso che sono rimasti soltanto un direttore, un quadro e una dipendente a gestire un ufficio che dovrebbe lanciare e promuovere SIena a livello mondiale, vengono spontanee molte domande. Forse il pretesto della ‘crisi’ nasconde qualcosa di più, dato che Promosiena ha un capitale sociale di 472 mila euro e che annualmente alla Società la Camera di Commercio eroga una cospicua somma dedicata alla promozione. Non possiamo fare a meno di chiederci: davvero è questo – ridurre il numero dei dipendenti- il modo migliore per valorizzare, promuovere, far conoscere la nostra città e le sue produzioni di qualità ben oltre i confini nazionali? E citando il comunicato del sindacato, possiamo anche noi chiederci ”quale futuro può avere una città che taglia le risorse destinate all’export?”