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SIENA. I criteri di gestione della casa di riposo di Poggio al Vento, da parte della Società cooperativa sociale Mia Giovinezza, sono ancora al centro di polemiche. Raffaele Ascheri ne aveva scritto, in maniera molto critica nel suo libro Le Mani sulla città uscito da alcune settimane e sul giornale delle liste civiche Zoom.
Dalla casa di riposo la risposta era stata, a fine maggio scorso, un durissimo documento firmato dai lavoratori nel quale si attaccava Ascheri e si esprimeva ”la più viva preoccupazione per il violento e infamante attacco alla casa di riposo di Poggio al vento peraltro argomentato con fatti e circostanze riferite da persone che hanno lavorato nella casa e della cui attendibilità oggi è lecito dubitare”.
In una conferenza stampa che si è tenuta ieri pomeriggio (26 giugno) Ascheri ha fornito alcuni elementi che a suo giudizio suffragano le sue considerazioni.
Riguardo il personale “a me – ha sottolineato – risulta che la situazione sia diversa rispetto a quanto è sostenuto dalla Casa di riposo”.
Nel documento dell’assemblea di maggio si sosteneva, infatti, che il personale di degenza non è “affatto ridottissimo e comunque in linea con il rapporto stabilito con la Regione Toscana”, che opera nella casa personale qualificato, che nessuno che non lo sia infila aghi nelle vene dei degenti, che sono sempre presenti tre infermieri professionali e un medico”.
Secondo Ascheri invece allo scorso 26 giugno “nella struttura ci sono venti operatori e tre infermieri professionali. Secondo una delibera del 2004, la 402 della Regione con una situazione come quella di Poggio a Vento ci dovrebbero essere 39 operatori, quasi il doppio, otto infermieri e tre cuochi invece dei due attuali Un personale – è l’accusa che fa ancora Ascheri – che in larghissima parte non è qualificato. E non si capisce chi fa la notte. Mi risulta che si tratta di persone senza alcuna qualifica o che hanno un’altra mansione e che per prendere degli extra lavorano anche la notte”.
Ma nel documento di maggio dell’assemblea dei lavoratori il numero dei dipendenti operanti nella casa viene indicato in 45.
Ascheri ha polemizzato con il direttore della Casa Marcello Merolli che a suo dire avrebbe “imposto, di fatto, la firma del documento di maggio ai dipendenti”. E ne ha anche per la Cgil “che da anni sa tutto della casa non si capisce come possa tollerare questa situazione”.