Il commento del sindaco Valentini
SIENA. Lunedì, salvo ripensamenti dell’ultim’ora, una quindicina di opere del Seicento senese lasceranno la Pinacoteca Nazionale di Siena, a Palazzo Piccolomini, dove sono in mostra dal 1995, per traslocare nel palazzo di via del Capitano che ospita gli uffici della Soprintendenza senese per i beni storici e artistici. La decisione del Soprintendente Mario Scalini è quella di togliere le opere d’arte dalla galleria aperta al pubblico, per rinchiuderle dentro la sede operativa.
“Non conosciamo nel dettaglio l’operazione, ma in questo momento in cui si sta progettando il trasferimento complessivo delle opere della Pinacoteca al Santa Maria della Scala, saremo particolarmente vigili”. Questa la dichiarazione del sindaco Bruno Valentini in merito al trasferimento della Collezione Pratesi dalla Pinacoteca alla sede operativa della Soprintendenza. Tra le opere del Seicento senese che furono acquisite dallo Stato nel 1995, comprendole dall’antiquario fiorentino Giovanni Pratesi, ci sono anche quelle di artisti come Rutilio Manetti e Bernardino Mei.
Il trasloco appare già previsto per la giornata di lunedì e dovrebbe concludersi entro il mese. Ma rimane un mistero perché si vogliano aggiungere le spese di trasloco, e di nuova collocazione, anziché far rimanere le opere nell’attuale sede espositiva, in attesa della più complessiva e definitiva migrazione. Eppure, se c’è da spendere, la galleria della Pinacoteca di bisogni ne avrebbe, a partire dal sistema delle luci e degli allestimenti. La ratio del trasloco delle opere del Seicento senese è dunque difficilmente comprensibile.
In compenso la Pinacoteca dall’11 ottobre scorso, espone alcuni “capi vestimentali” – così vengono definiti nel sito della Soprintendenza senese – donati dalla stilista Monica Bolzoni. Si legge ancora nel sito: “Se di moda in senso stretto non è corretto parlare, va però segnalato come la Bolzoni abbia inteso dar vita a capi ed accessori che, finissero per dare, di per sé un segnale di design minimalista al meglio allineato con i tempi”. Motivazioni comprensibili per un’esposizione al Museo del Tessuto di Prato, o a Palazzo Pitti. Ma la Pinacoteca senese da sempre racconta un’altra bellezza.
“Non conosciamo nel dettaglio l’operazione, ma in questo momento in cui si sta progettando il trasferimento complessivo delle opere della Pinacoteca al Santa Maria della Scala, saremo particolarmente vigili”. Questa la dichiarazione del sindaco Bruno Valentini in merito al trasferimento della Collezione Pratesi dalla Pinacoteca alla sede operativa della Soprintendenza. Tra le opere del Seicento senese che furono acquisite dallo Stato nel 1995, comprendole dall’antiquario fiorentino Giovanni Pratesi, ci sono anche quelle di artisti come Rutilio Manetti e Bernardino Mei.
Il trasloco appare già previsto per la giornata di lunedì e dovrebbe concludersi entro il mese. Ma rimane un mistero perché si vogliano aggiungere le spese di trasloco, e di nuova collocazione, anziché far rimanere le opere nell’attuale sede espositiva, in attesa della più complessiva e definitiva migrazione. Eppure, se c’è da spendere, la galleria della Pinacoteca di bisogni ne avrebbe, a partire dal sistema delle luci e degli allestimenti. La ratio del trasloco delle opere del Seicento senese è dunque difficilmente comprensibile.
In compenso la Pinacoteca dall’11 ottobre scorso, espone alcuni “capi vestimentali” – così vengono definiti nel sito della Soprintendenza senese – donati dalla stilista Monica Bolzoni. Si legge ancora nel sito: “Se di moda in senso stretto non è corretto parlare, va però segnalato come la Bolzoni abbia inteso dar vita a capi ed accessori che, finissero per dare, di per sé un segnale di design minimalista al meglio allineato con i tempi”. Motivazioni comprensibili per un’esposizione al Museo del Tessuto di Prato, o a Palazzo Pitti. Ma la Pinacoteca senese da sempre racconta un’altra bellezza.