"Siena, per ricominciare a credere nel suo futuro, ha bisogno di riportare alla luce il lato sommerso dei suoi "drammi" più recenti"
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SIENA. Su cosa sia avvenuto riguardo ai cinque mesi di privatizzazione del 4° livello del Santa Maria della Scala il Sindaco avrebbe potuto cavarsela molto meglio. Alle interrogazioni avanzate sia dal lato dell’opposizione (Laura Vigni) che da quello della maggioranza (D’Onofrio), Valentini avrebbe potuto concedere ben altra soddisfazione oltre alla timida presa di distanza (“un atto amministrativo compiuto prima del mio insediamento”) ed alla critica fin troppo velata (“il beneficio economico per il Comune poteva essere più consistente”). Il Sindaco si è infatti limitato a fornire qualche confuso dato sul lieve incremento di vendite dei libri e dell’oggettistica registrato all’interno del Santa Maria con un conseguente beneficio di circa 9.500 euro (?) per le casse comunali, mentre non ha minimamente accennato alla questione, ben più interessante, di quale effetto abbia avuto la mostra fotografica sulle vendite dei biglietti.
Perché, dal punto di vista economico, i casi sono due: o la mostra ha avuto così poco successo di pubblico da giustificare il fatto che il Comune stia ottenendo meno di 100 euro al giorno dalla concessione dei locali (e l’iniziativa andrebbe pertanto considerata un fallimento) oppure i visitatori (il cui biglietto di 10 euro va tutto ad Opera Spa finché le presenze non superano le 50.000 unità) stanno risultando ben superiori e, in questo caso, l’atto di concessione finisce per essere esageratamente squilibrato. Opera Spa ha infatti potenzialmente la possibilità di incamerare interamente 500.000 euro di biglietti, mentre il comune ha soltanto la speranza (quasi sicuramente infondata) di riscuotere un euro per ogni ulteriore biglietto, oltre a beneficiare dello scarso margine sulle sopra dette vendite del merchandising e a farsi carico, fino a 5.000 euro, delle spese per le accresciute esigenze di pulizia dei locali. E, per Opera Spa, non è certo poca cosa poter incassare fino a mezzo milione di euro in soli cinque mesi visto che ha ottenuto molto meno per la gestione (per ben undici mesi) di tutti gli altri servizi nel Santa Maria che ha appena conquistato, a metà aprile, con un ribasso di gara del 25%.
Oltre al lato economico, la questione richiederebbe di approfondire anche altri aspetti. Ad esempio, quanto sia corretto e trasparente che il Comune sia “entrato in affari” con un privato senza utilizzare procedure di evidenza pubblica e senza sollecitare una pluralità di proposte. Oppure se sia accettabile che le utilizzazioni di una struttura come il Santa Maria dipendano dalla casualità dell’iniziativa privata invece che da specifici indirizzi culturali pubblici.
Certo, la vicenda non si concluderà qui la Commissione Cultura Consiliare, come richiesto dagli interroganti, la affronterà al più presto per un chiarimento almeno a posteriori, e si spera che sappia mettere a punto, insieme all’assessore competente, le linee di politica culturale del Comune.
Ma il Sindaco, limitandosi a riferire gli avvenimenti in modo asettico, ha indubbiamente perso una preziosa occasione. Anche Siena, per ricominciare a credere nel suo futuro, ha bisogno di riportare alla luce il lato sommerso dei suoi “drammi” più recenti, che sono fatti anche di tanti episodi opachi e poco conosciuti. E, come ci ha insegnato la fine ingloriosa di molte vicende italiane, è soprattutto la politica che deve farsi carico di imboccare la via del cambiamento senza ambiguità e opportunismi di bandiera, abbandonando il comodo alibi che la Magistratura possa farlo al suo posto.
Pierluigi Piccini