SIENA. No alla privatizzazione dell’acqua e massimo impegno per il miglioramento della qualità del servizio idrico, per il contenimento dei costi e per la diffusione di una cultura del consumo sostenibile della risorsa idrica. Sono questi, in estrema sintesi, gli elementi chiave dell’ordine del giorno presentato ed approvato, in consiglio provinciale dal Partito democratico, dall’Italia dei Valori e dalla Sinistra.
L’acqua, da bene universale a privilegio di pochi “Con il decreto legge 135 del 2009 – si legge nel testo dell’ordine del giorno – il governo ha trasformato la risorsa idrica in un vero e proprio prodotto di mercato, gestito da imprenditori e da società private, attraverso procedure competitive ad evidenza pubblica. La riforma prevede, in alternativa, che l’acqua possa essere gestita anche da società a partecipazione mista pubblico-privato con capitale privato non inferiore al 40%. In più per le così dette società multiutility ci sarà l’obbligo di ridurre la partecipazione pubblica sotto il 30%, entro il 31 dicembre 2012. Il decreto consegna quindi in mano ai privati la gestione dell’acqua che sarà assoggettata quindi a logiche di mercato e a strategie d’impresa e non più ai principi di solidarietà e sostenibilità. Inoltre con la cancellazione delle autorità di ambito (Ato) i Comuni perderanno la possibilità di vigilare sulla gestione e sulla programmazione dell’acqua che di fatto non sarà più bene pubblico”.
Un forte ruolo del “pubblico” nella gestione del servizio idrico integrato “L’esperimento condotto in Toscana – prosegue l’odg – con la scelta di un’esclusiva competenza pubblica nella programmazione ha consentito di sviluppare investimenti importanti per la salvaguardia della risorsa, per il miglioramento del servizio, l’adeguamento alle normative europee e mondiali sulla depurazione, consentendo la valorizzazione del patrimonio di esperienze compiute dai comuni nelle gestioni dirette e delle società di capitali interamente pubbliche che gestivano il servizio prima dell’affidamento ai vari gestori”.
L’impegno del consiglio provinciale “Ribadiamo – si legge in chiusura dell’odg – la volontà di fare quanto in potere del consiglio provinciale per modificare il nuovo quadro normativo, imposto ricorrendo al voto di fiducia, e per migliorare, in quanto socio del soggetto gestore del servizio idrico la qualità del servizio erogato, riducendo l’alto livello delle perdite e contenendo i costi di funzionamento. Siamo convinti, inoltre, che è indispensabile reperire nuove risorse pubbliche, da aggiungere alle entrate da tariffa, per sostenere gli investimenti necessari per disporre di riserve idriche adeguate allo sviluppo economico sostenibile, operare un’adeguata manutenzione della rete, completare le condotte fognarie gli impianti di depurazione su tutto il territorio, chiedendo a Stato, Unione Europea e Regione risorse adeguate. In questo senso la Provincia è disponibile a compartecipare, nei limiti dei bilanci e del Patto di Stabilità, a un piano straordinario di investimenti”.
L’acqua, da bene universale a privilegio di pochi “Con il decreto legge 135 del 2009 – si legge nel testo dell’ordine del giorno – il governo ha trasformato la risorsa idrica in un vero e proprio prodotto di mercato, gestito da imprenditori e da società private, attraverso procedure competitive ad evidenza pubblica. La riforma prevede, in alternativa, che l’acqua possa essere gestita anche da società a partecipazione mista pubblico-privato con capitale privato non inferiore al 40%. In più per le così dette società multiutility ci sarà l’obbligo di ridurre la partecipazione pubblica sotto il 30%, entro il 31 dicembre 2012. Il decreto consegna quindi in mano ai privati la gestione dell’acqua che sarà assoggettata quindi a logiche di mercato e a strategie d’impresa e non più ai principi di solidarietà e sostenibilità. Inoltre con la cancellazione delle autorità di ambito (Ato) i Comuni perderanno la possibilità di vigilare sulla gestione e sulla programmazione dell’acqua che di fatto non sarà più bene pubblico”.
Un forte ruolo del “pubblico” nella gestione del servizio idrico integrato “L’esperimento condotto in Toscana – prosegue l’odg – con la scelta di un’esclusiva competenza pubblica nella programmazione ha consentito di sviluppare investimenti importanti per la salvaguardia della risorsa, per il miglioramento del servizio, l’adeguamento alle normative europee e mondiali sulla depurazione, consentendo la valorizzazione del patrimonio di esperienze compiute dai comuni nelle gestioni dirette e delle società di capitali interamente pubbliche che gestivano il servizio prima dell’affidamento ai vari gestori”.
L’impegno del consiglio provinciale “Ribadiamo – si legge in chiusura dell’odg – la volontà di fare quanto in potere del consiglio provinciale per modificare il nuovo quadro normativo, imposto ricorrendo al voto di fiducia, e per migliorare, in quanto socio del soggetto gestore del servizio idrico la qualità del servizio erogato, riducendo l’alto livello delle perdite e contenendo i costi di funzionamento. Siamo convinti, inoltre, che è indispensabile reperire nuove risorse pubbliche, da aggiungere alle entrate da tariffa, per sostenere gli investimenti necessari per disporre di riserve idriche adeguate allo sviluppo economico sostenibile, operare un’adeguata manutenzione della rete, completare le condotte fognarie gli impianti di depurazione su tutto il territorio, chiedendo a Stato, Unione Europea e Regione risorse adeguate. In questo senso la Provincia è disponibile a compartecipare, nei limiti dei bilanci e del Patto di Stabilità, a un piano straordinario di investimenti”.