Ma la FP CGIL denuncia: “L’Opera del Duomo ha deciso di riappaltare gli stessi servizi e lo stesso personale alla SPA fiorentina”
SIENA. “Otto lavoratori dell’Opera Metropolitana di Siena – rende noto la FP CGIL di Siena – hanno finalmente vinto la loro battaglia: il riconoscimento di essere ancora dipendenti di questo ente”.
“Il 29 aprile 2011 – spiega il sindacato – la dirigenza dell’Opera Metropolitana-Fabbriceria del Duomo di Siena (ONLUS) decide di cedere parte delle sue funzioni all’Opera Laboratori Fiorentini (SPA) ‘liberandosi’ di 12 dipendenti pubblici. La Società per Azioni fiorentina accetta il ‘regalo’ e al costo di 41 mila euro riesce ad acquisire gli uffici e il personale che fino a quel momento avevano permesso all’Ente senese di introiettare ogni anno fino a 5 milioni di euro”.
Ma otto lavoratori si oppongono e impugnano il loro trasferimento.
Oggi il Giudice del lavoro, con sentenza dell’11 marzo 2015, ha dato ragione ai ricorrenti, riconoscendo la sostanziale persistenza del rapporto di lavoro con la Fabbriceria del Duomo e condannando appunto la onlus senese al pagamento delle spese processuali e al reintegro di tutti i dipendenti.
“Esprimiamo tutta la nostra soddisfazione per questo importante risultato – sottolinea la FP CGIL – che ha finalmente riconosciuto il coraggio e l’impegno di otto persone, otto lavoratrici e lavoratori del servizio pubblico che hanno deciso di difendere non solo il proprio lavoro ma anche un bene pubblico, mantenendolo sul territorio”.
“Purtroppo siamo però costretti a denunciare – aggiunge l’organizzazione sindacale – anche l’ostinazione della dirigenza dell’Opera del Duomo, che nonostante questo risultato processuale ha deciso di riappaltare quelle stesse funzioni e quello stesso personale, proprio il giorno della sentenza, ad una ‘nuova’ società: l’Opera Laboratori Fiorentini. Sì, avete proprio capito: la stessa società della prima cessione!”.
E’ l’ennesima ‘storia’ italiana.
“Chiamiamo a responsabilità tutti i rappresentanti delle Istituzioni nel nostro territorio – conclude la FP CGIL – affinché chiunque rappresenti un presidio di un ‘bene comune’ si faccia carico di ciò che sta accadendo”.