Nuova possibilità per la Fondazione di un'azione di responsabilità

SIENA. E’ iniziata a Firenze l’udienza del tribunale del riesame che deve decidere sull’eventuale scarcerazione di Gianluca Baldassarri, l’ex-capo dell’area finanza di Mps indagato per Antonveneta ed i derivati. Il legale del manager ha chiesto la scarcerazione del suo assistito; in aula per dicutere il caso è presente il pm di Siena, Aldo Natalini. Baldassari è stato trasferito dal carcere di Sollicciano all’aula del palazzo di Giustizia ed assiste all’udienza.
Intanto sul fronte Mps spunta – secondo quanto riportato da La Stampa – l’ipotesi di falso in bilancio a carico di Mussari e Vigni, in quanto risulterebbero falsi i bilanci degli anni 2009-2010-2011. La Procura di Siena contesta anche l’ipotesi di ”falso in prospetto” per l’aumento di capitale del 2008 (chiesto per l’acquisto di Antonveneta).
Siamo alle ultime battute preparatorie per i tre Pm senesi che indagano sulla gestione del Monte dei Paschi prima di un rinvio a giudizio anche parziale, visto che alcuni dei reati contestati sono a rischio prescrizione e le indagini scaturite da Alexandria e Santorini promettono nuovi sviluppi. Non c’è in giro, e bisogna dirlo onestamente, grande fiducia nella magistratura locale che non filtra notizie a nessuno, non pubblica intercettazioni, non procede ad arresti: da Grillo alla stampa di destra c’è timore che alla lunga si sfianchi il cavallo delle indagini e si tenti di salvare la situazione politica complessiva.
Nuovo appello, dunque, per la Fondazione Mps di avvalersi dell’azione di responsabilità nei confronti degli ex-vertici della banca. Continua, invece, l’immobilismo dell’ente, che avrebbe tutte le carte in regola per avviare il procedimento, dato che l’ipotesi di falso in prospetto sussisterebbe per l’aumento di capitale del 2008, quella di falso bilancio, e non è escluso che vi si aggiunga anche quella di falso in prospetto, per l’aumento di capitale del 2011. La Fondazione spese la prima volta oltre 3 miliardi (con un debito contratto di quasi 350 milioni), nel secondo aumento caso si indebitò per altri 600 milioni.
Finora solo il Monte di Viola e Profumo ha usato questa soluzione nei confronti di Mussari, Vigni, Deutsche Bank e Nomura e la conferma si avrà nella prossima assemblea dei soci del 29 aprile. In quell’ccasione ne sapremo certamente di più e fin d’ora Alessandro Profumo immagina che, rispetto all’ordine del giorno, molti soci della banca – soprattutto cittadini di Siena – pretenderanno in quella sede non proprio ortodossa spiegazioni da Mancini, che non si potrà limitare al solito compitino e alla solita inerzia. “Un comportamento diverso da quello della Fondazione Banca Marche – scrive l’Asca – che, proprio nei giorni scorsi, si è resa promotrice di una azione di responsabilità nei confronti di alcuni ex amminstratori di Banca Marche chiedendone espressamente l’inclusione nei punti all’ordine del giorno dell’assemblea di bilancio”.