di Augusto Mattioli
SIENA. La preoccupazione è forte. I problemi riguardanti oggi l’università nel suo complesso, alla luce dell’ormai ”famoso” decreto legge 112 (che taglia in maniera consistente nei settori della scuola, sanità e università), sono stati discussi questa mattina nel dibattito organizzato dalla Flc (federazione lavoratori della conoscenza) Cgil dell’ateneo nell’aula magna storica, certo, piccola ma nella quale era quasi impossibile entrare. Segno di un forte interesse per quanto potrà succedere nel prossimo futuro.
Come rispondere a quello che in tutti gli interventi – a partire da quello di Dino Angelaccio, sindacalista Cgil – viene considerato come un pesante attacco all’università? Con il muro contro muro? Per Massimo Vedovelli rettore dell’ Università per stranieri non sarebbe produttivo. Occorre piuttosto a suo parere un lavoro di informazione approfondito, che sappia davvero fare capire ad una opinione pubblica ancora non consapevole, distratta dalle vacanze, cosa vuol dire questo decreto legge che riguarda, oltre all’università, anche la scuola e la sanità.
In questo momento una mobilitazione che possa cambiare le cose è difficile, molto difficile; per cui molte iniziative anche forti potrebbero essere prese in autunno, come si rileva dal documento approvato ieri dalla conferenza dei rettori. Nel quale si sottolinea “alla ripresa autunnale di riservarsi ogni tipo di iniziativa, se necessario anche di forte impatto”. Un rinvio dello scontro sperando di poter migliorare qualcosa.
Il D.L 112 è un collegato alla finanziaria prossima, ma, in sostanza, è una vera finanziaria, come sottolinea il segretario nazionale della Flc Marco Valerio Broccati. Secondo il quale nelle università “i tagli al personale, i tagli dei finanziamenti sono così pesanti che produrranno inevitabilmente il dissesto finanziario dell’università e produrranno l’impossibilità di mantenere il livello dei servizi offerto. Tutta la didattica andrà rivista. Se si sostituisce solo un dipendente sui cinque che vanno in pensione – ha aggiunto il sindacalista- è evidente che non ci sarà personale. Per non parlare dei giovani che oggi sono in attesa di trovare uno sbocco all’università, che – tra la fine della stabilizzazione dei precari e l’impossibilità di assumere – saranno destinati a rimanere nel limbo del non lavoro per periodi lunghissimi. Un quadro disastroso che cambia la natura dell’istituzione università come l’abbiamo conosciuta. Non più universale, forse non più pubblica, che non consente l’accesso al sapere a tutti come la costituzione impone”.
Pessimismo puro, a cui fanno eco anche le parole del rettore Focardi. Per il quale “occorre modificare il decreto per impedire la frana del sistema universitario. Che già ora non gode di buona salute – e che è in gravissima difficoltà e in un equilibrio instabile. Se si inseriscono ulteriori fattori di penalizzazione e di disequilibrio il sistema rischia di franare. Vorrei essere chiaro. Non so come fare a gestire i prossimi mesi. Sto lavorando per vedere di trovare delle soluzioni. Noi siamo in difficoltà finanziarie. Gli stipendi aumentano e li devi pagare mentre il fondo statale diminuisce”. Unica soluzione secondo Focardi aumentare le entrate- Come? “Nessuno ne parla ma è quella di aumentare le tasse. Una soluzione che in questo momento non perseguiamo”.