SIENA. Nel corso di un ncontro tenutosi in Provincia tra rappresentanti regionali e provinciali delle associazioni venatorie ed agricole, degli Atc senesi e della Regione Toscana, è stato chiesto di predisporre un vero e proprio piano operativo, per il rilancio del “modello senese” degli Ambiti territoriali di caccia. Nel corso della riunione è stato sottolineato a più voci come le recenti posizioni espresse dal mondo agricolo sul problema dei danni provocati dalla fauna selvatica si intreccino con le difficoltà incontrate dagli ATC per rispondere, con i propri bilanci e le necessarie risorse, ad un fenomeno in espansione.
“Occorre uscire da questa emergenza – afferma Alessandro Ferretti, presidente Arci Caccia Siena – che rischia di produrre una paralisi operativa degli Atc. La nostra proposta è quella di innalzare, sino ad un triplo dell'attuale, la quota di iscrizione agli ATC senesi, per i cacciatori provenienti da altre regioni e di dare facoltà alle province di stabilire la quota di accesso per i cacciatori residenti. A tale disposizione, che dovrà essere introdotta con una modifica della legge regionale, si dovranno aggiungere agevolazioni per quei cacciatori che si renderanno disponibili all'effettuazione della prestazione d'opera”.
“Chiediamo alla regione Toscana – continua Ferretti – di farsi promotrice di un incontro, presso il Ministero delle Finanze, in accordo con la Conferenza Stato Regioni, per l'ottenimento del 50% delle risorse provenienti dalle tasse statali sull'attività venatoria, da due legislature “congelate” nel bilancio dello Stato e mai trasferite alle regioni. Solo così sarà possibile determinare le necessarie condizioni non solo per far fronte ad un corretto rapporto con gli agricoltori ma anche per garantire tutti i necessari investimenti sulla piccola selvaggina, sulla gestione delle zone di ripopolamento e cattura e per migliorare l'ambiente ai fini faunistici”.
“Serve – conclude il presidente Arci Caccia – un piano straordinario per il contenimento degli ungulati ed in particolare del cinghiale che preveda una serie di interventi sull'intero territorio, comprese le aree protette, le riserve naturali e le aziende faunistiche venatorie. Far pagare una quota aggiuntiva di 30 euro ai cacciatori del cinghiale ed a quelli di selezione, così come avvenuto nel caso dell'ATC SI 17, non può essere considerata una soluzione al problema. L'Arci Caccia si dichiara già da oggi contraria ad ogni sua riproposizione per la stagione venatoria 2009/2010 e si batterà nei prossimi giorni per l'attuazione degli indirizzi sopra richiamati. Nelle prossime ore, proporremo anche alle altre associazioni venatorie provinciali un confronto su queste posizioni anche se con alcune di queste per esempio la Federcaccia abbiamo già raggiunto da tempo convergenze su molti di questi temi, auspicando che si esca dalla ”secca” dei tatticismi e degli opportunismi, per passare a quella di una comune battaglia per il bene della caccia e di tutti i cacciatori”.