La maggioranza si spacca ma Valentini ci crede ancora
SIENA. (m. b.) Un dibattito estenuante e non privo di tensione si è concluso alle 18,00 di oggi, nella Sala del Capitano del Popolo, dove il Consiglio Comunale ha approvato, con una maggioranza spaccata da Sabatini e Trapassi (Siena Cambia), e con il nuovo sostegno da parte di Mauro Marzucchi, un documento d’indirizzo di ampio respiro per la Fondazione Mps, che a dispetto dell’atteso “no” all’abbattimento del vincolo del 4%, di fatto, non considera più il problema di competenza del Consiglio Comunale. Unico assente nel consesso: il consigliere Cinquestelle Michele Pinassi, a causa di impegni pregressi.
MANCINI, NON FIRMARE. A sostenere in Consiglio un “atto urgente d’indirizzo” è un fronte unico delle minoranze (Marzucchi escluso), insieme con i “dissidenti” di Siena Cambia (un termine che fa pensare all’estrazione “monaciana” dei due), che voleva imporre alla Fondazione il rinvio della decisione sul 4%, e nel caso non fosse stato possibile, un voto contro all’abbattimento dello stesso. Sebbene questo episodio di spaccatura interna alla maggioranza, non sia per la consigliera Sabatini una vera frattura, bensì “un atteggiamento aperto della maggioranza”, è dovuto ad un atto di coerenza con le promesse di Valentini fatte in campagna elettorale e le sue dichiarazioni sulla stampa. La Sabatini rivolge appelli accorati: “Sindaco, non prenda posizioni storicamente irreversibili” e poi: “Mancini, non firmare!”. Anche per i consiglieri d’opposizione è una questione di coerenza: “Voglio ricordare – spiega Falorni – le dichiarazioni (a favore dell’abbattimento) di Valentini, di Siena Cambia e di Mauro Marzucchi, che dichiarò: richiesta sconcertante quella di rimuovere il 4%”.
NESSUNA INGERENZA DELLA POLITICA NELLA BANCA. È questo il leitmotiv della maggioranza, che ha caratterizzato molti degli interventi contro il suddetto testo. La maggioranza infatti ha appoggiato la mozione presentata da PD, Sel, Riformisti e Di Renzone (Siena Cambia): un testo che rimette la decisione sul 4% all’autonomia e al senso di responsabilità della Fondazione, invitando il Sindaco ad intraprendere ogni azione perché ci siano “tempi più ragionevoli per valutare e concordare il piano industriale di Mps”. Nella mozione inoltre la difesa del 51% (portata avanti dalle precedenti amministrazioni), e quella del 4% risultano entrambe “posizioni pregiudiziali ed ideologiche”. Ma è D’Onofrio a tracciare il confine tra ingerenza e autorevolezza, secondo la maggioranza: “Se dicessimo no al vincolo del 4% violeremmo la legittimità della Fondazione; per l’autorevolezza della stessa, invece, siamo profondamente d’accordo sul fatto che non abbia la competenza per prendere queste decisioni”. Infine è Periccioli (PD) a sottolineare lo scopo della mozione che “esprime un indirizzo strategico, e non è una mozione della “non scelta”, ma una mozione “della responsabilità””.
UNA BANDA DI DELINQUENTI. L’intervento del Sindaco è senza mezzi termini e spazia dal passato al futuro della Banca. Innazitutto per il primo cittadino si è travisato lo scopo del Consiglio Straordinario, troppo incentrato sull’indirizzo da dare all’attuale Fondazione, mentre, a parer suo “questo dibattito doveva servire per fornire le indicazioni ai nuovi designati”. Poi, non esita ad apostrofare il passato management della Banca come “una banda di delinquenti” ed annunciare: “La fondazione Mps è a rischio commissariamento”. A proposito dei dipendenti Mps afferma: “La Banca i 31mila dipendenti non se li può permettere. Noi possiamo solo lavorare perché si trovino le soluzioni migliori”, e sulla linea degli altri interventi della maggioranza, che alla fine porteranno all’approvazione della mozione, e alla bocciatura dell’“atto urgente” della minoranza, dichiara: “Non pensiamo mai più che il Consiglio Comunale sia il luogo dove si decide al posto della Fondazione, o al posto della Banca”. Infine, a margine del Consiglio, in merito ai “dissidenti” commenta: “Penso che su questo punto abbiano fatto un errore. (…) Spero di ritrovare su tutti gli altri atti, l’unione comune”.