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SIENA. Dopo anni di attesa finalmente ecco il Museo dell’acqua che avrà sede alle Fonti di Pescaia. Una sede appropriata che è stata completamente restaurata (grazie al contributo di Banca Mps) assieme agli spazi esterni molto suggestivi che si spera possano essere davvero fruiti dalla popolazione.
I più vecchi ricordano che nel dopo guerra le fonti erano la casa di chi non aveva un tetto. La guerra aveva ridotto in miseria molta gente e quegli spazi sopra le fonti erano una soluzione. Poi con il passare del tempo, e con il miglioramento delle condizioni di vita le fonti furono abbandonate da chi ci abitava. Ma anche dalle amministrazioni. Poi ci si è resi conto che questa struttura poteva essere una ricchezza culturale.
Di qui l’idea del museo dell’acqua portato a termine da questa amministrazione ma iniziata dalle precedenti.
Un lavoro di anni come succede spesso quando ad operare sono le amministrazioni pubbliche.
Il progetto esecutivo del museo dell’acqua è, infatti, del 2008 ed è stato finanziato con il contributo della Regione Toscana nell’ambito del programma pluriennale degli interventi strategici nel settore dei beni culturali con un investimento complessivo di un milione e settecento mila euro.
Con questa realizzazione dunque Siena dedica all’acqua, storicamente il suo bene più prezioso, il museo inaugurato questo pomeriggio in uno spazio espositivo di circa 300 metri quadrati su diversi piani, nel quale si illustra, grazie anche alle nuove tecnologie informatiche particolarmente suggestive, la storia della ricerca dell’acqua a Siena dove fin dal medioevo è stato realizzato un acquedotto di oltre 25 chilometri. Si tratta dei "bottini" che attraversano il sottosuolo della città e che oggi costituiscono un importante patrimonio storico e architettonico poco conosciuto ma di grande fascino.
“Il museo dell’Acqua di Siena – ha detto nel corso dell’inaugurazione l’assessore regionale toscano Paolo Cocchi– è la concretizzazione di un progetto di museo- laboratori di grande interesse e unicità che apre la porta e da la chiave di accesso a quel modo sotterraneo e affascinante, stratificato di storia, cultura, architettura memoria che è appunto il sistema senese dei Bottini”.
Le varie fasi di studio, ideazione e progettazione del museo sono state coordinate dagli architetti Renzo Santini, Goffredo Serrini, Claudio Zagaglia. Per l’allestimento ha collaborato lo Studio Azzurro e Mizar