Il vicedirettore generale della banca ha deposto in Tribunale
di Augusto Mattioli
SIENA. Mauro Parascandolo, dirigente della Banca d’Italia, chiamato come teste nel processo Alexandria ha affermato che “Il mandate agreement attiene ai valori dell’operazione Alexandria. Il suo ritrovamento ha consentito di far emergere un maggior valore della passività a lungo termine a prescindere dal modello di contabilizzazione che si voglia attribuire”.
Aggiornamento
“Totalmente negativa”. Così Marco Morelli, vicedirettore generale di Banca Mps fino all’8 febbraio del 2010, ha definito la sua posizione sull’operazione di ristrutturazione del derivato Alexandria tra la banca senese e la giapponese Nomura. La ha detto nel corso della sua deposizione questo pomeriggio (12 dicembre) al processo che vede imputati per ostacolo alla vigilanza l’ex-presidente di Banca Mps Giuseppe Mussari, l’ex-direttore generale Antonio Vigni e l’ex-capo dell’area finanza Gianluca Baldassari.
Morelli, precisando di aver appreso dell’esistenza del mandate agreement “solo dalla stampa”, ha puntualizzato che sulla operazione “venimmo interessati dal responsabile dell’area finanza che ci illustrò a grandi linee l’operazione. Ci fu detto della volontà di ristrutturare il derivato e di avviare un’attività sui titoli di stato in linea con quanto il consiglio d’amministrazione aveva approvato in termini di politiche di investimento. La mia posizione negativa derivava da alcune criticità. Avendo chiesto – ha continuato Morelli – alla direzione generale di procedere ad una ispezione interna dell’area finanza, ritenevo poco opportuno procedere nell’operazione. Per questo avevo manifestato la mia contrarietà al direttore generale Vigni, chiedendogli di non andare avanti. Vigni – ha ricordato Morelli – mi rispose che avrebbe riparlato con Baldassarri e che l’operazione sarebbe stata fatta con la massima trasparenza. Ricavai l’impressione che Vigni era dell’intenzione di procedere”.
“Totalmente negativa”. Così Marco Morelli, vicedirettore generale di Banca Mps fino all’8 febbraio del 2010, ha definito la sua posizione sull’operazione di ristrutturazione del derivato Alexandria tra la banca senese e la giapponese Nomura. La ha detto nel corso della sua deposizione questo pomeriggio (12 dicembre) al processo che vede imputati per ostacolo alla vigilanza l’ex-presidente di Banca Mps Giuseppe Mussari, l’ex-direttore generale Antonio Vigni e l’ex-capo dell’area finanza Gianluca Baldassari.
Morelli, precisando di aver appreso dell’esistenza del mandate agreement “solo dalla stampa”, ha puntualizzato che sulla operazione “venimmo interessati dal responsabile dell’area finanza che ci illustrò a grandi linee l’operazione. Ci fu detto della volontà di ristrutturare il derivato e di avviare un’attività sui titoli di stato in linea con quanto il consiglio d’amministrazione aveva approvato in termini di politiche di investimento. La mia posizione negativa derivava da alcune criticità. Avendo chiesto – ha continuato Morelli – alla direzione generale di procedere ad una ispezione interna dell’area finanza, ritenevo poco opportuno procedere nell’operazione. Per questo avevo manifestato la mia contrarietà al direttore generale Vigni, chiedendogli di non andare avanti. Vigni – ha ricordato Morelli – mi rispose che avrebbe riparlato con Baldassarri e che l’operazione sarebbe stata fatta con la massima trasparenza. Ricavai l’impressione che Vigni era dell’intenzione di procedere”.