Sul derivato la Fed chiese notizie al dg Viola nel 2012

SIENA. Nel 2012 la Federal Reserve Usa chiese notizie sui derivati Santorini a Viola nel mese di aprile, quando il dg era insediato da circa tre mesi. Lo svela Gianluca Paolucci su La Stampa. Nel suo articolo ricostruisce l’indagine avviata dalla Fed, che riguarda però solo Deutsche Bank e solo marginalmente il Monte dei Paschi.
Renato Bassi, capo dell’ufficio newyorchese di Mps, inviò in quel periodo a Viola una mail urgente, spiegando di aver “ricevuto una richiesta di informazioni da parte della Fed indirizzata alla capogruppo italiana. La banca centrale Usa chiede a Montepaschi la «documentazione a far tempo dal 1 gennaio 2007» relativa alle operazioni poste in essere tra «Deutsche Bank Ag con Bmps o Santorini Investment limited partnership». Tra le altre cose le autorità Usa chiedono di conoscere «le operazioni di finanza strutturata equity swap o vendita di asset (perfezionata o meno con il passaggio di proprietà) che coinvolgano Db e Mps o qualsiasi società da quest’ultima controllata, inclusa Santorini». Inoltre, chiede la documentazione relativa alle procedure contabili relative alle operazioni e gli organigrammi e le strutture di controllo coinvolte nelle operazioni”.
Come a dire che Deutsche Bank sapeva già dei problemi del derivato, ben prima che ci fosse lo scoppio della “bolla” Mps.
Renato Bassi, capo dell’ufficio newyorchese di Mps, inviò in quel periodo a Viola una mail urgente, spiegando di aver “ricevuto una richiesta di informazioni da parte della Fed indirizzata alla capogruppo italiana. La banca centrale Usa chiede a Montepaschi la «documentazione a far tempo dal 1 gennaio 2007» relativa alle operazioni poste in essere tra «Deutsche Bank Ag con Bmps o Santorini Investment limited partnership». Tra le altre cose le autorità Usa chiedono di conoscere «le operazioni di finanza strutturata equity swap o vendita di asset (perfezionata o meno con il passaggio di proprietà) che coinvolgano Db e Mps o qualsiasi società da quest’ultima controllata, inclusa Santorini». Inoltre, chiede la documentazione relativa alle procedure contabili relative alle operazioni e gli organigrammi e le strutture di controllo coinvolte nelle operazioni”.
Come a dire che Deutsche Bank sapeva già dei problemi del derivato, ben prima che ci fosse lo scoppio della “bolla” Mps.
Paolucci spiega che alcuni ex-dipendenti della filiale Usa della banca tedesca “stanno raccontando alle autorità Usa i dettagli di una serie di operazioni dai profili quantomeno scivolosi”. Uno di essi avrebbe riferito che la banca tedesca avrebbe occultato, durante la crisi finanziaria, perdite su prodotti derivati fino a 12 miliardi, grazie alle proprie pratiche contabili. La banca tedesca risponde che “Le accuse di irregolarità contabili, che risalgono ad oltre tre anni fa e furono già rese note nel giugno 2011, sono state oggetto di un’analisi attenta e approfondita, e sono completamente prive di fondamento. Abbiamo collaborato pienamente alle indagini di Sec su questa vicenda e continueremo a farlo”.
La Fed, a questo punto decide di andare a fondo anche su altre “manovre” della DB ed indaga sulle manipolazioni del Libor, il tasso interbancario utilizzato per i prestiti tra istituti. Paolucci prosegue nel racconto: “Santorini era un veicolo creato nel 2003 con Deutsche Bank per «mettere in sicurezza» la partecipazione della banca in Intesa, tramite un derivato strutturato dalla banca tedesca. Nel 2008 il veicolo viene ristrutturato sempre con Db. Santorini diventerà, di fatto, una scommessa a lungo termine sui titoli di Stato italiani e una complessa struttura di opzioni digitali (prodotti particolarmente complessi che dovrebbero in teoria rendere neutri per entrambe le parti le fluttuazioni del sottostante) sui tassi d’interesse della zona euro. Il calcolo dei saldi veniva fatto utilizzando anche indici prodotti dalla stessa Db e parametri di mercato come appunto il Libor. Ma fissando essa stessa una parte dei parametri e essendo in grado di influenzarne altri, il gioco sembrerebbe truccato, spiega un analista che ha visionato parte della documentazione. La ragione per Mps di prendere un simile rischio era chiara: secondo quanto emerso dalle indagini, l’operazione sarebbe servita alla banca toscana ad occultare le perdite pregresse. Contro Deutsche, Mps ha avviato una causa civile per risarcimento dei danni”. Anche in questo caso Db rigetta le accuse: «L’operazione è stata soggetta ai rigorosi processi interni di approvazione e ha ricevuto la necessaria autorizzazione di Mps. Deutsche Bank si difenderà vigorosamente contro le richieste di risarcimento danni relative a questa operazione, ritenendole assolutamente infondate».
Reuters ha riferito a giugno di una visita dei rappresentanti della Bundesbank a New York per discutere con degli ex-dipendenti di Deutsche Bank e con la Sec. Sui contenuti dei colloqui non sono stati diffusi dettagli. Secondo Paolucci vi sarebbero stati anche contatti tra le autorità Usa e la procura di Siena, che indaga sulle vicende della passata gestione di Mps. Ma la Fed non rilascia dichiarazioni sulle proprie indagini. I funzionari della Fed che si presentano nella filiale di New York di Mps per consegnare le richieste informano dell’indagine anche Bankitalia, che farà da tramite nella trasmissione dei documenti. Le perdite sopportate da Mps per l’operazione saranno rese note nei dettagli al mercato solo dopo lo scoppio dello scandalo.
La Fed, a questo punto decide di andare a fondo anche su altre “manovre” della DB ed indaga sulle manipolazioni del Libor, il tasso interbancario utilizzato per i prestiti tra istituti. Paolucci prosegue nel racconto: “Santorini era un veicolo creato nel 2003 con Deutsche Bank per «mettere in sicurezza» la partecipazione della banca in Intesa, tramite un derivato strutturato dalla banca tedesca. Nel 2008 il veicolo viene ristrutturato sempre con Db. Santorini diventerà, di fatto, una scommessa a lungo termine sui titoli di Stato italiani e una complessa struttura di opzioni digitali (prodotti particolarmente complessi che dovrebbero in teoria rendere neutri per entrambe le parti le fluttuazioni del sottostante) sui tassi d’interesse della zona euro. Il calcolo dei saldi veniva fatto utilizzando anche indici prodotti dalla stessa Db e parametri di mercato come appunto il Libor. Ma fissando essa stessa una parte dei parametri e essendo in grado di influenzarne altri, il gioco sembrerebbe truccato, spiega un analista che ha visionato parte della documentazione. La ragione per Mps di prendere un simile rischio era chiara: secondo quanto emerso dalle indagini, l’operazione sarebbe servita alla banca toscana ad occultare le perdite pregresse. Contro Deutsche, Mps ha avviato una causa civile per risarcimento dei danni”. Anche in questo caso Db rigetta le accuse: «L’operazione è stata soggetta ai rigorosi processi interni di approvazione e ha ricevuto la necessaria autorizzazione di Mps. Deutsche Bank si difenderà vigorosamente contro le richieste di risarcimento danni relative a questa operazione, ritenendole assolutamente infondate».
Reuters ha riferito a giugno di una visita dei rappresentanti della Bundesbank a New York per discutere con degli ex-dipendenti di Deutsche Bank e con la Sec. Sui contenuti dei colloqui non sono stati diffusi dettagli. Secondo Paolucci vi sarebbero stati anche contatti tra le autorità Usa e la procura di Siena, che indaga sulle vicende della passata gestione di Mps. Ma la Fed non rilascia dichiarazioni sulle proprie indagini. I funzionari della Fed che si presentano nella filiale di New York di Mps per consegnare le richieste informano dell’indagine anche Bankitalia, che farà da tramite nella trasmissione dei documenti. Le perdite sopportate da Mps per l’operazione saranno rese note nei dettagli al mercato solo dopo lo scoppio dello scandalo.