L'associazione ha presentato l'impugnativa in Corte d'appello
L’azione, presentata nell’interesse di alcuni consumatori, ma aperta a tutti i titolari degli stessi diritti, era stata preparata dall’avvocato e vicepresidente di Adusbef, Antonio Tanza, e dal professor Astolfo Di Amato (coadiuvato dagli avvocati Alessio Di Amato, Francesca Rinaldi, Giulio Caselli e Samantha Caminiti).
Il 10 marzo scorso il tribunale di Firenze ha dichiarato inammissibile l’azione collettiva; da qui la decisione dell’Adusbef di rivolgersi alla Corte di appello di Firenze. Secondo l’atto depositato è da rigettare la tesi del tribunale di Firenze per cui, afferma l’Adusbef, “gli investitori che partecipano all’aumento di capitale di una società quotata esercitando i diritti relativi in quanto già soci della stessa non possono essere considerati consumatori ma, anche se piccoli azionisti, professionisti che partecipano all’attività di impresa e, conseguentemente, non legittimati a partecipare all’azione di cui all’articolo 140 del Codice del consumo”.
Per l’Adusbef “non v’e’ chi non veda che considerare il piccolo azionista partecipe dell’attività di impresa e, come tale, in grado di incidere sui destini della banca, alla stessa stregua di un pattista di sindacato, appare vagamente ridicolo e grottesco: il Tribunale non può non sapere che il piccolo azionista subisce sempre l’aumento di capitale deciso dal consiglio di amministrazione e/o di gestione, subisce subito le perdite relative in termini di quotazione del titolo (e quindi di investimento) e cerca di salvarsi aderendo allo stesso. Nel caso di specie oltre al danno la beffa, poichè l’adesione ha comportato ulteriori gravi perdite conseguenti al crollo del titolo”.
Come di consueto Adusbef, che ha sempre rispettato d 28 anni le sentenze dei magistrati, impugnandole in tutte le sedi qualora – come nel caso di specie- macroscopicamente partigiane, aspetta con fiducia la decisione della Corte di Appello, che dovrà correggere una evidente anomalia giuridica.