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SIENA. Un luogo in cui prendersi cura più che offrire cure; dove non ci sono pazienti o malati ma persone che, per quanto smarrite, provano emozioni e hanno bisogni specifici che necessitano di assistenza personalizzata. È con questa filosofia che il modulo Alzheimer ha accolto, ormai da qualche mese, i suoi primi ospiti spalancando loro le porte della struttura Campansi, dove si trovano gli otto posti letto destinati ai malati di Alzheimer della zona senese.
Il modulo rappresenta un'ulteriore tappa del percorso assistenziale che l'Asp "Città di Siena" mette a disposizione dei malati e delle loro famiglie.
Fornire "protesi" agli anziani affetti da Alzheimer, colmando le lacune che derivano dalla malattia e valorizzando le capacità residue attraverso attività per loro significative: è questo il modello operativo adottato dall'Asp. Un modello che mette al centro la persona e la sua storia per pianificare e attuare un piano di assistenza a misura di ciascun malato. Il programma scaturisce dall'analisi delle schede di valutazione multidimensionale fornite dalla Usl ma anche dall'esame degli elementi emersi nel corso del colloquio d'ingresso con la famiglia. Componente strategica del prendersi cura di chi soffre di Alzheimer diventa quindi il rapporto con i familiari che fino a quel momento si sono fatti carico dell'assistenza: "Accogliamo e cerchiamo di dare sostegno non solo al malato – conferma il personale che opera all'interno del modulo – ma anche ai suoi parenti, che sono per noi un aiuto fondamentale per conoscerlo e quindi ricreare intorno a lui un contesto il più possibile vicino a quello domestico. I familiari possono far visita ai loro cari a qualsiasi ora e spesso si trattengono con loro a pranzo o a cena. È un modo per farli sentire a casa, meno disorientati, e contribuisce a contenere quei disturbi del comportamento, apparentemente incomprensibili, che rappresentano in realtà il sintomo di un bisogno non soddisfatto. Spetta a noi operatori imparare a coglierlo attraverso l'osservazione quotidiana e a fronteggiarlo con iniziative adeguate".
"Efficaci e molto apprezzate dai nostri ospiti – continuano gli operatori – sono tutte le attività che si svolgono nella nostra cucina terapeutica, dall'apparecchiare la tavola al mangiare insieme fino al vero e proprio atto del cucinare, che stimola attenzione, manualità, memoria e aiuta a socializzare. Ma serve anche fare un cruciverba, disegnare, giocare a palla, curare la propria persona: qualsiasi attività può rivelarsi utile purchè sia significativa e quindi funzionale al mantenimento di abilità fisiche e cognitive".
Il programma di assistenza passa quindi attraverso la capacità di valutazione, la sensibilità, l'empatia di un'équipe di professionisti appositamente formati, che uniscono forze e competenze per costruire insieme il percorso assistenziale più idoneo, metterlo in atto, monitorarne gli effetti. Il tutto con l'obiettivo di preservare la dignità della persona e rendere la sua vita meritevole di essere vissuta nonostante la malattia.