I partiti hanno fatto dell
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di Mauro Aurigi
SIENA. Il Pd ha privatizzato l’acqua non solo a Siena (dove per la verità ha privatizzato anche il Monte, ma ne parliamo di striscio più avanti), ma anche a Firenze e dovunque ha potuto, assai prima che una legge berlusconiana del 2008 rendesse la privatizzazione obbligatoria (Berlusconi pensa di essere di destra ma evidentemente al peggio non c’è mai limite). Gli esiti, come per il Monte, sono quelli che tutti sappiamo (col Pd non c’è proprio scampo): la rete idrica è più colabrodo di prima, ma in compenso le bollette sono in crescita se non esponenziale almeno geometrica. Ma ecco che, incredibilmente, il Pd, in feroce conflitto con se stesso, decide di aderire alla campagna del “Sì” contro la privatizzazione dell’acqua, senza neanche mezza parola di autocritica. Sì, avete capito bene: sta lottando contro se stesso. E’ la cosiddetta “sindrome di Altan”, dalla strepitosa battuta del noto vignettista: “mi vengono in mente idee che non condivido”. Il Pd è ormai in stato paranoico confusionale (e la gente se n’è accorta punendolo insieme al Pdl alle recenti elezioni amministrative). Come se non bastasse ha pure affisso un manifesto dal titolo incredibile: “ACQUA, noi abbiamo le idee chiare”. Sì, proprio così “abbiamo le idee chiare”! Vedere per credere.
Mai visto gente così priva del senso del ridicolo. Ma forse sotto c’è un calcolo di perfida ipocrisia. Intanto cavalcano la tigre di una campagna vincente (vittoria morale anche se non si raggiunge il quorum). Poi tranquilli: la vittoria del “Sì” non metterà fuori legge le privatizzazioni, ma semplicemente abolirà la legge che le rendeva obbligatorie. Insomma dopo si potrà continuare a privatizzare allegramente come prima. Io conosco i miei polli.
Ma quanto a sindrome di Altan il Pd è in buona compagnia. Il 3 giugno è apparso su Il Cittadino (https://www.ilcittadinoonline.it/news/138260/Lega___Banca_e_Fondazione_verso_la_perdita_delle_radici_senesi_.html) l’indignato pianto greco della Lega Nord contro il Pd per la ormai certa perdita del Monte dei Paschi. Non lo sapevano che sarebbe andata a finire così? Certo che lo sapevano! Glielo spiegammo a chiare lettere nel 1995 quando la Lega Nord sbraitava perché Siena faceva resistenza alla privatizzazione del Monte. Era ancora giovane la Lega di allora. Appoggiava e prendeva forza da Mani Pulite puntando tutto contro la partitocrazia e Roma ladrona. Ora sono a loro volta partitocratici, le toghe sono diventate rosse anche per loro e a Roma ladrona ci si sono trovati benissimo, come in un paio di scarpe vecchie. Allora, negli anni ’90, volevano privatizzare tutto e mi ricordo una loro economista da “la Padania” tuonare contro Siena che, sola, resisteva coraggiosamente contro la vulgata privatizzatrice. “Banca medievale!” berciava la sciagurata. Con Quelli di Montaperti rispondemmo che era davvero singolare che coloro che celebravano riti celtici (500 a.C.) o il giuramento di Pontida (1160 d.C), se la prendessero con chi ancora celebrava la propria banca che, modestamente, risaliva solo al 1472 d.C. Non avemmo successo. Servirono a niente anche argomenti più “tecnici”, come il fatto che la banca con la privatizzazione sarebbe finita in bocca al partito dominante a Siena (lo sapevano benissimo) e che quindi era destinata allo stessa fine che la Dc aveva fatto fare ai banchi meridionali (anche questo sapevano benissimo). Grazie anche alla lega Nord la banca fu privatizzata. Di quella privatizzazione, del successivo infeudamento da parte del Pd e della conseguente demolizione del Monte (da banca più solida d’Europa a banca più debole in poco più di 10 anni), la Lega Nord ha dunque una parte delle responsabilità. Peggio ancora, perché i leghisti hanno fatto lo stesso a una banca da loro fondata, il Credieuronord: in soli 4 anni dal 2000 ne hanno spolpato l’intero capitale lasciando una miriade di azionisti, soprattutto piccoli risparmiatori leghisti, in brache di tela.
Da che pulpito, quindi! Si vede che la sindrome di Altan (o i perfidi calcoli ipocriti) è contagiosa: anche ai leghisti vengono in mente idee che non condividono.