La parola "dittatura" viene pronunciata senza censure, senza imbarazzi
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. “Chi è contro Siena? Chi denuncia il malgoverno o chi ne è autore e complice?”. La voce ferma di Claudio Martelli questa mattina (20 aprile) ha rimbombato nella sala dell’hotel Continental davanti ad un gruppo di giornalisti e di candidati della coalizione che sostiene Corradi. L’ex Ministro di Grazia e Giustizia non ha inteso fare sconti a nessuno. E non li ha fatti. Ha detto “pane al pane” e “vino al vino”, dando una lezione di franchezza e lucidità politica che ricorderanno per un bel pezzo nella città del Palio.
La questione era la “dittatura” a Siena. Questione che era stata sollevata dal Corriere di Siena il cui vicedirettore, Stefano Bisi, era presente all’incontro.
Un modo per attaccare il candidato più in vista di queste amministrative senesi, quello che insieme a Pierluigi Piccini, causa notti insonni alla coalizione di centrosinistra.
Purtroppo, però, il macigno denigratorio anzicchè andare a segno e ammaccare l’immagine del rivale, è sgusciata di mano ed ha colpito i mandanti. E che botta!
Martelli, da politico di professione quale è – e questo aspetto evidentemente non è sempre un difetto – ha preso la palla al balzo e si è tolto dalle tasche qualche pesante sassolino. E sono arrivati i dolori. Perchè i colpi sono andati a segno. Tutti.
Mentre fuori i piddiini distribuivano volantini dal titolo “A volte ritornano…2!” dentro Martelli faceva un quadro impietoso del “Sistema Siena”.
Prima replica all’accusa (sic!) di non essere senese: “In Italia, quando le opposizioni criticano Berlusconi, c’è sempre qualcuno, a destra, che si alza e grida: ‘Come osi? Tu denigri l’Italia!”. A Siena, che è in Italia, se qualcuno critica il malgoverno locale c’è sempre qualcuno che si alza e strilla: ‘Come osi, tu straniero, denigrare Siena?!’. Sono solo artifici retorici, asinate di mestieranti della politica che fanno finta di non capire, vogliono distogliere l’attenzione e alzano la voce per zittire la critica e per non rispondere delle loro responsabilità. Manipolazioni puerili buone solo per gli sciocchi”. Più chiaro di così, direi che non si può sperare di essere, francamente.
“Nutro il più grande rispetto per Siena, le sue contrade, il suo popolo; amo la sua storia e i suoi tesori d’arte, la sua luce, il suo accento e le pietre di cui è fatta. Io sono qui per aiutare i senesi che lo vogliono a cambiare quel che è necessario cambiare per fermare il declino della città”.
“Chi è che ha resi il Comune di Siena il terzo Comune più indebitato d’Italia? A quale parte appartengono i 27 indagati per il dissesto dell’Università? E i 7 indagati per brogli elettorali? Chi vuole scaricare la mala gestione del Monte indebitando la Fondazione che è patrimonio di tutti i senesi? Infine, chi è respèonsabile? Chi ha mal governato Siena o chi denuncia le malefatte e prepara il ritorno del buon governo senese?”. Domande che avevano insite già le risposte e che, per il solo fatto di essere state pronunciate hanno tracciato a tinte forti il quadro di attualità cruda, senza veli, che nessuno – a Siena e fuori Siena – può negare e che, per questo, restano quasi sospese nell’aria fino ad oggi poco tersa e limpida della politica senese.
Martelli, non contento si è spinto oltre. A raccontare – incredibile! – storie di professionisti esclusi dalle occasioni di lavoro perchè non “amici”: “architetti capaci che hanno dovuto cercare lavoro e ottenere riconoscimenti altrove, chirurghi e specialisti che hanno dovuto emigrare perchè sgraditi a qualche “barone rosso”; commercianti e piccoli imprenditori alle prese con un sistema di erogazione del credito a dir poco discriminatorio. E quanti semplici elettori hanno sussurrato a me, come al Corradi come ai nostri 100 candidati: “Il voto glielo dò, ma non mi chieda di espormi, sa… lavoro al Monte, all’Università, in Comune, all’Ospedale”.
E ancora, racconti di firme apposte sotto una petizione “evidenziate” da valenti membri del partito.
“No, non verranno prelevati nottetempo casa per casa – ha detto ancora Martelli – i coraggiosi senesi che firmano le loro proteste contro il Comune. No, a Siena non c’è una dittatura militare. Però, ci sono istituzioni occupate da militanti di partito, che prendono nota dei nomi dei dissidenti. Dittatura è anche quella che sa convincere i gestori di spazi pubblici ad aprirli agli uni e negarli agli altri. Dittatura è intimidire gli avversari, perseguitare gli eretici e indurre gli altri alla rassegnazione”.
E poi diretto, a conclusione, l’attacco alla stampa che, secondo Martelli, essendo parte integrante del sistema “o partito unico o dittatura come lo chiamo io” non si accorge dei “disastri sistemici combinati dai suoi compari”.
La replica di Stefano Bisi a difesa del suo giornale – articolata in un botta e risposta tra lui e Martelli – ha impattato nell’aver chiamato in causa l’ex sindaco di Siena, presente alla conferenza stampa, Pierluigi Piccini, definito da Bisi “un sindaco dispotico”.
Mantenendo alta la linea della franchezza e della chiarezza Piccini non si è tirato indietro ed ha fatto luce su alcuni momenti della sua esperienza di sindaco: “Il mio dispotismo l’ho pagato sulla pelle. Era frutto del mio rifiuto di fare da collegamento tra il partito e l’istituzione. Anche perchè i tempi del partito non sono quelli delle istituzioni. Ma non sono mai stato comprato con il denaro, perchè ci sono cose che non si possono comprare. Valori di libertà, uguaglianza e fraternità. Sono consapevole di aver fatto una croce sulla mia carriera politica quando mi sono rifiutato di mettere alla presidenza della Fondazione Mps Gabriello Mancini, sorretto da Monaci”.
L’ex sindaco di Siena si è spinto a fare un’analisi dell’attuale struttura politica che controlla Siena definendola una oligarchia all’interno del partito che controlla le istituzioni e che resta scollegato dalla città perchè ha perso le sue caratteristiche di “partito di massa”.
“Quel sistema che ha funzionato in passato si è bloccato per scelte sbagliate e si tenta di metterci sopra un velo per giustificare tutto – ha detto ancora Piccini – La città vive un momento molto delicato. Adesso non si può sbagliare. Occorre, se possibile, unire le forze, compresi gli avversari, altrimenti rischiamo di non farcela a superare la crisi”.
“Il mio impegno sarà perché tutti i cittadini possano esprimere liberamente la loro preferenza politica, senza ricevere danni per le loro posizioni eventualmente di parte diversa da quella di chi governa. Tutti i cittadini sono allo stesso modo padroni di casa a Siena: questo è il primo punto del programma politico della nostra coalizione” ha incalzato Gabriele Corradi confermando le parole del suo capolista Martelli e raccontando un suo personale vissuto, per dare ancora un esempio dell’aria che si respira a Siena: “Dovevo andare come mi capitava spesso in una trasmissione televisiva per parlare di calcio. Mi hanno chiamato dicendomi che non ci potevo più andare perchè qualcuno mi aveva visto in compagnia di rappresentanti delle liste civiche. Ho conosciuto sulla mia pelle cosa vuol dire questo “sistema Siena””.
“E’ bene che gli scandali si manifestino per ridare vita a Siena e per ridare vita al dibattito” ha concluso Martelli assicurando “ho molto da imparare su Siena ma sono un buon allievo e voglio imparare”.
Nella platea che è intervenuta a vario titolo, era presente anche Raffaele Ascheri, l’autore de La Casta di Siena. Silenziosamente ha preso appunti.
Lui, della cappa di omertà, del partito unico e di quello che può essere definito “sistema” o “dittatura”, ne sa qualcosa. Dopo le dichiarazioni di Corradi sulla “mancata trasmissione sportiva” mi è venuta in mente l’analoga esperienza vissuta dall’Eretico di Siena. E mi è tornata in mente una frase che mi venne rivolta qualche anno fa da un giornalista quotato di Siena. Uno di quelli che forse, in passato, aveva tentato di scardinare il sistema senza riuscirci. E che poi aveva dovuto cedere, imparando ad essere “più reale del re”. Fu lui a dirmi: “Questo è il sistema che funziona a Siena. O fai così e ti adegui o sei fuori”. E’ proprio vero. Non esistono dittature al mondo capaci di strappare all’uomo il suo dono più grande (che è anche la sua più gravosa responsabilità), quello che lo rende superiore alle bestie. Quello che neppure Dio gli ha voluto togliere. La possibilità di scegliere.
Guarda il video: http://www.youtube.com/watch?v=lo8YA9RUSos
(Foto Corrado De Serio)