Così talora la consideravano gli enti nominanti
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”Noi ci siamo mossi secondo quelli che sono stati gli indirizzi che venivano dal territorio. Tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto in buona fede” ha poi ribadito a chi chiedeva come la Fondazione avesse condiviso la scelta sull’acquisizione di Antonveneta. “La responsabilità dei documenti programmatici emanati nel corso del mandato – ha sottolineato Mancini – appartiene alla Fondazione ma gli obiettivi e i vincoli espressi in essi devono considerarsi non già il frutto di scelte avulse da tessuto sociale ed economico del territorio di riferimento bensì il fedele e incontestato riflesso delle convinzioni dominanti e largamente diffuse all’epoca fra i vari soggetti”.
“Ad oggi non rifarei ultimo aumento di capitale del 2011” ma “Aderire era ineludibile sia per le pressioni a livello nazionale, come quelle del Ministero dell’economia, per l’impossibilità di non aderire così a ridosso dall’annuncio pena il rischio di farlo fallire, e poi per le istanze della comunità senese a non diluire la quota di partecipazione nella banca Mps. Vale la pena interrogarci a questo punto – ha precisato Mancini – se per la Fondazione esistessero alternative diverse dall’accompagnare la Banca nell’operazione di aumento di capitale. Forse saremmo potuti scendere nella quota di possesso della partecipazione nella Banca in tempi utili dal punto di vista finanziario, ma in presenza di smentite ufficiali di aumento del capitale, è stata convinzione che il conseguente segnale che sarebbe stato trasmesso al mercato avrebbe sicuramente penalizzato il valore della partecipazione. Quindi, eventualmente, alla diluizione si sarebbe semmai dovuti approdare in tempi “non sospetti”, ovvero molto prima e comunque non oltre la fine dell’anno 2010″.
Il futuro di Montepaschi: ”Non faccio di mestiere l’indovino ma mi auguro riprenda il suo cammino e torni alla redditività nell’interesse della banca, dei dipendenti, della Fondazione e del territorio”, ha auspicato Mancini, in risposta a chi gli chiedeva come vedesse Banca Mps tra 5 anni. Poi su altre Fondazioni ora un po’ in difficoltà, ha aggiunto: ”Una cosa importante è diversificare il patrimonio.
Gli “annunci” di Valentini: “Meno si parla e meglio è. Le cose prima si fanno poi si dicono, io avrei agito in modo diverso e sarei stato zitto. Comunque a me non risultano, speriamo sia vero”.
La leadership in banca Mps: ”Ho letto che in Fondazione dovrebbe arrivare un presidente in grado di tenere testa a Profumo, ma in realtà non c’e da tener testa a nessuno, piuttosto occorre andare d’accordo, nel reciproco rispetto dei ruoli”.Poi ha aggiunto: ”Non c’e’ da recuperare alcun rapporto tra Fondazione e Bancabasta collaborare in maniera leale. Per la banca giudico molto bene l’asse Profumo-Viola”.
La fusione Mps-Antonveneta: ”Non mi sono opposto alla fusione tra Mps e Antoneveneta, perché non ho mai saputo di questo progetto”, ha risposto il presidente uscente a chi gli chiedeva della conoscenza di un progetto di fusione tra Mps e Antonveneta da fare attraverso uno scambio azionario senza esborso di contanti.
”Non possiamo dare nessuna stima sui danni” che la Fondazione Mps chiederà nel procedimento avviato contro Nomura e Deustche Bank e agli ex-vertici di Mps. Lo ha detto il vice-direttore generale Attilio Di Cunto. ”La stima fa parte della nostra strategia” ha aggiunto.
“Mi auguro che Banca Montepaschi resti indipendente e che torni a essere uno dei maggiori player del mercato”, ha dichiarato Claudio Pieri, provveditore della Fondazione. “La Banca deve rimborsare i suoi debiti, mi auguro che il nuovo management riesca a conseguire i suoi obiettivi, rimborsando i Monti bond e pagando gli interessi. E’ l’unica possibilità che c’é perché Montepaschi possa restare legata al suo territorio”. ”Purtroppo non ci sono investitori all’orizzonte. Non credo che si faranno avanti, magari ci stanno guardando in attesa che si chiarisca la situazione”, ha sottolineato. L’ente senese dovrà vendere parte della partecipazione in Mps (ora al 33,5%), per ridurre l’indebitamento.