Il ministro promette di tornare per visitare Le Scotte e l'ospedale di Nottola
SIENA. Si è tenuta a Siena, in Piazza del Campo, nella sala interna del bar “La Birreria”, la conferenza stampa del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha parlato a tutto campo delle problematiche della sanità italiana, soffermandosi sulla situazione della Toscana, regione che ha visitato in lungo e largo a cavallo tra i giorni 11 e 12 di Maggio e della provincia senese.
“Questa Regione ha saputo ed è riuscita a tener fronte alla grande crisi che ha attanagliato il sistema sanitario di questi anni – ha esordito il Ministro – La sanità di gran parte d’Italia è commissariata e questo è ingiusto, perché il sistema sanitario dovrebbe garantire i livelli essenziali di assistenza in tutte le parti del territorio italiano”.
Il discorso si è poi spostato sul modellamento delle misure in base alle specifiche condizioni, esigenze e necessità del territorio: “Il modello con cui si calcola il valore unitario del costo di una prestazione in base al posto letto, è molto semplice ed ha permesso una compressione dei costi della spesa sanitaria negli ultimi tre anni. Tuttavia si tratta di un modello che non funziona più – ha spiegato Lorenzin – se non in un’ottica ragioneristica; e come questo si riverberi sui territori e nell’offerta di salute alle persone è tutto da dimostrare, poiché in certi luoghi ciò è avvenuto in modo efficiente, mentre in altri no”.
Quindi, quel che occorre è una razionalizzazione della presenza dei presidi sanitari, ma “questo non significa che ci sarà un ospedale con tutto dentro in ogni parte del territorio; bisogna garantire una rete dell’urgenza, riorganizzare il 118, tenere dei presidi laddove ci sono necessità di tipo oleografico, in cui si garantisce la piastra dell’urgenza con la neurochirurgia e la cardiochirurgia; questo implica sì un costo ma anche la qualità dei servizi”. Per contro “bisogna riuscire a recuperare quei fondi attraverso risparmi da reinvestire; perché se non vengono fatti investimenti nel sistema sanitario, non regge più niente. Non solo non riusciamo a mantenere più aperti i reparti, non c’è più il personale dentro, non c’è la tecnologia per far funzionare un reparto, mancherebbero i soldi per far accedere a tutti i farmaci innovativi che devono essere accessibili alle persone anziani cosi come ai giovani”.
Il ministro ha, dunque, collegato tale tematica con la casa della salute: “In alcuni contesti la casa della salute funziona, in altri no. Bisogna avere l’elasticità di concepire le diverse realtà territoriali e metterle in rete”.
Infine, per rispondere alla specifica domanda di. Giorgio Masina, candidato sindaco a Montepulciano, sull’ospedale di Nottola (al centro di ripetuti tentativi di accentramento della Regione), la Lorenzin ha ribadito la sua posizione: “I piccoli ospedali che permettono di garantire una rete di assistenza, vanno mantenuti; al limite occorrerà rifunzionalizzarli, quindi bisogna capire, caso per caso, quali reparti vadano tenuti in una struttura e quali no, ma sempre con un’ottica funzionale, nel senso che alcune complessità vanno distribuite sul territorio, altre vanno concentrate”. In particolare, ha concluso il Ministro, “la specificità della toscana è la ruralità: le distanze sono importanti e le strutture sanitarie sono spesso anche strutture sociali portanti. Quindi bisogna attuare un sistema che garantisca sicurezza negli ambiti territoriali e impedisca lo spopolamento”.
“Questa Regione ha saputo ed è riuscita a tener fronte alla grande crisi che ha attanagliato il sistema sanitario di questi anni – ha esordito il Ministro – La sanità di gran parte d’Italia è commissariata e questo è ingiusto, perché il sistema sanitario dovrebbe garantire i livelli essenziali di assistenza in tutte le parti del territorio italiano”.
Il discorso si è poi spostato sul modellamento delle misure in base alle specifiche condizioni, esigenze e necessità del territorio: “Il modello con cui si calcola il valore unitario del costo di una prestazione in base al posto letto, è molto semplice ed ha permesso una compressione dei costi della spesa sanitaria negli ultimi tre anni. Tuttavia si tratta di un modello che non funziona più – ha spiegato Lorenzin – se non in un’ottica ragioneristica; e come questo si riverberi sui territori e nell’offerta di salute alle persone è tutto da dimostrare, poiché in certi luoghi ciò è avvenuto in modo efficiente, mentre in altri no”.
Quindi, quel che occorre è una razionalizzazione della presenza dei presidi sanitari, ma “questo non significa che ci sarà un ospedale con tutto dentro in ogni parte del territorio; bisogna garantire una rete dell’urgenza, riorganizzare il 118, tenere dei presidi laddove ci sono necessità di tipo oleografico, in cui si garantisce la piastra dell’urgenza con la neurochirurgia e la cardiochirurgia; questo implica sì un costo ma anche la qualità dei servizi”. Per contro “bisogna riuscire a recuperare quei fondi attraverso risparmi da reinvestire; perché se non vengono fatti investimenti nel sistema sanitario, non regge più niente. Non solo non riusciamo a mantenere più aperti i reparti, non c’è più il personale dentro, non c’è la tecnologia per far funzionare un reparto, mancherebbero i soldi per far accedere a tutti i farmaci innovativi che devono essere accessibili alle persone anziani cosi come ai giovani”.
Il ministro ha, dunque, collegato tale tematica con la casa della salute: “In alcuni contesti la casa della salute funziona, in altri no. Bisogna avere l’elasticità di concepire le diverse realtà territoriali e metterle in rete”.
Infine, per rispondere alla specifica domanda di. Giorgio Masina, candidato sindaco a Montepulciano, sull’ospedale di Nottola (al centro di ripetuti tentativi di accentramento della Regione), la Lorenzin ha ribadito la sua posizione: “I piccoli ospedali che permettono di garantire una rete di assistenza, vanno mantenuti; al limite occorrerà rifunzionalizzarli, quindi bisogna capire, caso per caso, quali reparti vadano tenuti in una struttura e quali no, ma sempre con un’ottica funzionale, nel senso che alcune complessità vanno distribuite sul territorio, altre vanno concentrate”. In particolare, ha concluso il Ministro, “la specificità della toscana è la ruralità: le distanze sono importanti e le strutture sanitarie sono spesso anche strutture sociali portanti. Quindi bisogna attuare un sistema che garantisca sicurezza negli ambiti territoriali e impedisca lo spopolamento”.