SIENA. Con i nomi ormai resi noti dei parà caduti nell'attentato di questa mattina (17 settembre) in pieno centro a Kabul, si delineano i volti e le storie di questi italiani che tutto il Paese piange.
Il tenente Antonio Fortunato, al momento dell'attentato comandava il convoglio che stava portando i militari appena giunti a Kabul al sicuro nel comando Isaf. Aveva 35 anni, era originario di Lagonegro (Potenza), ma da alcuni anni si era trasferito con la famiglia – la moglie Gianna, insegnante precaria ed un figlio – a Badesse, nel comune di Monteriggioni. La sua famiglia d'origine, invece, è residente a Tramutola, nel potentino. L'abitazione di Badesse è visitata da colleghi, amici e parenti che stanno portando il loro conforto. Il tenente Fortunato era molto conosciuto nella piccola
località. Appena appresa la notizia, una psicologa è stata allertata ad occuparsi del bambino, che al momento dell'arrivo della notizia si trovava a scuola.
Anche il parà Matteo Mureddu si era trasferito a Badesse. Lui, sardo, di 26 anni, ha un padre pastore di un piccolo gregge, una sorella ed un fratello che con lui condivide l'impegno della divisa. Il giovane fratello di Matteo, infatti, è Parà di stanza a Pisa. IL fratello era appena tornato dall'Afghanistan.
Era nativo di Orvieto, ma residente dalla nascita a Lubriano, in provincia di Viterbo, uno dei quattro militari italiani morti nell'attentato di Kabul e partito da Siena. Si tratta del caporal maggiore Giandomenico Pistonami.
Roberto Valente, il sergente maggiore della Folgore rimasto ucciso oggi era nato a Napoli 37 anni fa, era tornato nella sua città per un periodo di ferie durato circa 15 giorni. Solo due giorni fa era ripartito per l'Afghanistan dove sarebbe dovuto restare per qualche altro mese ancora. Sposato e padre di un bambino viene descritto da chi lo conosceva come una persona disponibile, di grande cuore, molto attaccato al lavoro e agli amici che, prima di partire, aveva salutato nel corso di una cena.
Di stanza in Afghanistan da alcuni mesi, era ripartito per Kabul da dove avrebbe definitivamente fatto ritorno a novembre. Dopo dieci anni, infatti, era riuscito ad avvicinarsi alla famiglia: gli era stato concesso un trasferimento da Livorno, dove era dislocato, a Santa Maria Capua Vetere (Caserta).
Il caporale maggiore scelto Massimiliano Randino, nato a Pagani (Salerno) il 16 agosto 1977, dal 31 gennaio scorso effettivo al 183/mo battaglione Nembo di Pistoia, era rientrato appena ieri da una dozzina di giorni trascorsi in licenza in Italia e stamani al momento dell'attentato era appena arrivato a Kabul. Randino, residente a Sesto Fiorentino (Firenze) lascia la moglie con cui era sposato da 5 anni. La coppia non ha figli.
Il tenente Antonio Fortunato, al momento dell'attentato comandava il convoglio che stava portando i militari appena giunti a Kabul al sicuro nel comando Isaf. Aveva 35 anni, era originario di Lagonegro (Potenza), ma da alcuni anni si era trasferito con la famiglia – la moglie Gianna, insegnante precaria ed un figlio – a Badesse, nel comune di Monteriggioni. La sua famiglia d'origine, invece, è residente a Tramutola, nel potentino. L'abitazione di Badesse è visitata da colleghi, amici e parenti che stanno portando il loro conforto. Il tenente Fortunato era molto conosciuto nella piccola
località. Appena appresa la notizia, una psicologa è stata allertata ad occuparsi del bambino, che al momento dell'arrivo della notizia si trovava a scuola.
Anche il parà Matteo Mureddu si era trasferito a Badesse. Lui, sardo, di 26 anni, ha un padre pastore di un piccolo gregge, una sorella ed un fratello che con lui condivide l'impegno della divisa. Il giovane fratello di Matteo, infatti, è Parà di stanza a Pisa. IL fratello era appena tornato dall'Afghanistan.
Era nativo di Orvieto, ma residente dalla nascita a Lubriano, in provincia di Viterbo, uno dei quattro militari italiani morti nell'attentato di Kabul e partito da Siena. Si tratta del caporal maggiore Giandomenico Pistonami.
Roberto Valente, il sergente maggiore della Folgore rimasto ucciso oggi era nato a Napoli 37 anni fa, era tornato nella sua città per un periodo di ferie durato circa 15 giorni. Solo due giorni fa era ripartito per l'Afghanistan dove sarebbe dovuto restare per qualche altro mese ancora. Sposato e padre di un bambino viene descritto da chi lo conosceva come una persona disponibile, di grande cuore, molto attaccato al lavoro e agli amici che, prima di partire, aveva salutato nel corso di una cena.
Di stanza in Afghanistan da alcuni mesi, era ripartito per Kabul da dove avrebbe definitivamente fatto ritorno a novembre. Dopo dieci anni, infatti, era riuscito ad avvicinarsi alla famiglia: gli era stato concesso un trasferimento da Livorno, dove era dislocato, a Santa Maria Capua Vetere (Caserta).
Il caporale maggiore scelto Massimiliano Randino, nato a Pagani (Salerno) il 16 agosto 1977, dal 31 gennaio scorso effettivo al 183/mo battaglione Nembo di Pistoia, era rientrato appena ieri da una dozzina di giorni trascorsi in licenza in Italia e stamani al momento dell'attentato era appena arrivato a Kabul. Randino, residente a Sesto Fiorentino (Firenze) lascia la moglie con cui era sposato da 5 anni. La coppia non ha figli.