Il convegno nazionale dedicato all'unione tra le scienze delle narrazioni e l'orientamento si è tenuto a Siena
SIENA. Una storia raccontata o letta su un libro non allunga la vita, ma forse insegna a organizzarla meglio, e magari aiuta a compiere le scelte giuste. E’ questo il messaggio emerso dal convegno nazionale “Le storie siamo noi” dedicato all’unione tra le scienze delle narrazioni e l’orientamento, rivolto in particolare a chi ha compiti educativi.
Un appuntamento itinerante attraverso il sud-est della Toscana (Siena, Arezzo e Grosseto), patrocinato dall’assessorato alla cultura dell’Amministrazione Provinciale di Siena, dall’Università degli Studi di Siena, dalla Regione Toscana, dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana, da altre università e da istituti di ricerca italiani. All’appuntamento senese nell’aula magna dell’Istituto “Sarrocchi”, introdotto dall’assessore provinciale Simonetta Pellegrini che ha sottolineato l’importanza degli strumenti formativi e orientativi all’istruzione, erano presenti molti insegnanti, che hanno seguito con grande attenzione il convegno fin dall’assunto di partenza: “ Le storie fanno parte della vita di ogni giorno – spiega Federico Batini, ideatore del metodo dell’Orientamento Narrativo – Siamo sottoposti quotidianamente a migliaia di stimoli da parte delle agenzie narrative (televisione, videogiochi, cronaca, ecc…). Questo a prima vista sembrerebbe essere motivo di caos. E invece, le storie, se usate consapevolmente, possono diventare degli straordinari strumenti per mettere ordine e dare un senso alle esperienze, per immaginare il futuro e gestire le scelte, per costruire la propria identità e quella dei gruppi di cui facciamo parte”.
Il convegno ha affrontato il tema del rapporto tra la letteratura, la lettura e lo sviluppo delle persone con il professor Andrea Smorti, preside della Facoltà di Psicologia dell’Università di Firenze, e con la professoressa Natascia Tonelli, docente di letteratura italiana dell’Università di Siena e presidente nazionale della sezione didattica dell’Associazione degli Italianisti. Il primo ha parlato della lettura dei racconti come scuola di eccellenza per la vita, mentre la seconda ha illustrato ai partecipanti la funzione terapeutica della letteratura fin dai tempi di Boccaccio e di Petrarca; in particolare si è soffermata sul grande tema della malattia d’amore a partire dalla drammatica storia di Paolo e Francesca resa immortale da Dante Alighieri. Prima delle due lezioni, Federico Batini e Simone Giusti hanno tenuto una lezione-spettacolo sull’orientamento narrativo, la metodologia che utilizza le storie per migliorare la capacità di dare un senso alle proprie scelte. L’incontro si è concluso con una lettura scenica dell’attore e scrittore Francesco Botti, che ha interpretato il monologo “Smemoraz” di Paolo Jedlowski, dedicato alla memoria della Shoah e alla funzione del ricordo. A Grosseto il tema era il rapporto tra identità, storia e intercultura, ad Arezzo l’utilizzo dello storytelling per l’orientamento: lo storytelling è la disciplina che, usando i principi della retorica e della narratologia, crea racconti influenzanti in cui vari pubblici possono riconoscersi.