SIENA (a. m.) Secondo i giudici del tribunale di Siena, l’ex presidente di Banca Mps Giuseppe Mussari “era perfettamente in grado di comprendere le ragioni per le quali Nomura gli stava chiedendo il suo assenso all’operazione, assumendo un ruolo esecutivo e determinante”. Lo scrivono nelle motivazioni della sentenza di condanna del processo su riguardante la ristrutturazione del derivato Alexandria tra il gruppo senese e la banca giapponese Nomura, nel quale Mussari era accusato assieme al direttore generale di Mps Antonio Vigni e l’ex capo dell’area finanza Gian Luca Baldassarri di ostacolo alle autorità di vigilanza. Avere celato il cosiddetto mandate agreement, sottolineano “non può essere frutto di coincidenze, disattenzione, fraintendimenti e negligenza, ma risponde al disegno criminoso degli imputati”. Per i giudici i tre “hanno occultato il mandate agreement ognuno per il proprio ruolo ricoperto in Mps, in concorso, in modo apprezzabile e condividendo l’obiettivo perché i tre avevano piena consapevolezza del contributo recato all’agire dei correi”.
Secondo i giudici Mussari e l’ex dg Antonio Vigni “nonostante l’indiscutibile competenza tecnica di Gianluca Baldassarri che lo rendeva il soggetto che piu’ degli altri dominava e poteva plasmare l’alchimia finanziaria erano perfettamente a conoscenza dei dettagli delle operazioni della ratio economica che le legava le une alle altre”.
Il processo per la ristrutturazione del derivato Alexandria si era concluso lo scorso 31 ottobre con la condanna dei tre imputati a tre anni e mezzo, pena dimezzata rispetto alle richieste dei pubblici ministeri.