Le proposte altenative interessanti, ma fuori dalla norma
di Max Brod
SIENA. A 24 ore dall’esplosione del caso Suvignano (leggi), dopo un rapido susseguirsi di commenti di politici e associazioni, locali e nazionali, l’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, nella persona della dott.ssa Maria Rosaria Laganà (dirigente dell’Agenzia), risponde alle più urgenti domande sulla questione. La Laganà sembra rassegnata e con “le mani legate” dal quadro normativo, costretta a provvedere alla vendita all’asta del più esteso bene mai confiscato alle mafie nel Centro Nord, scartando tutte le alternative, anche se valide: come quella di valorizzazione economico-sociale che da anni porta avanti l’asse Regione Toscana-Provincia di Siena-Comune di Monteroni. In merito poi alla possibilità che il bene torni in mani criminali, la dott.ssa Laganà non può smentire (trattandosi di un bando di vendita pubblico), ma garantisce verifiche in tal senso pre, durante, e post la vendita di Suvignano.
Dottoressa Laganà, chi prende decisioni di questo tipo all’interno dell’Agenzia?
La legge stabilisce le competenze all’interno degli organi dell’Agenzia: la destinazione dei beni è demandata all’ufficio direttivo. Poi la delibera dell’ufficio si traduce formalmente in un provvedimento del direttore.
Quando è stato emanato il decreto e quando si aprirà effettivamente l’asta?
Il consiglio direttivo si è pronunciato nella riunione del 12 Giugno (la lettera formale che abbiamo inviato a Enti e Ministero è di pochi giorni fa) deliberando la vendita di Suvignano, che verrà fatta con un bando pubblico; ma essendo il bene di grande valore, ci sono tempi tecnici da attendere.
Qual è il motivo per cui il progetto di Regione Toscana-Provincia di Siena-Comune di Monteroni (con associazione Libera et al.) di rivalorizzazione economico-sociale della tenuta, è stato bocciato?
E’ vero che Regione, Provincia e Comune avevano chiesto inizialmente l’assegnazione dei compendi immobiliari, con una serie di proposte tutte interessantissime: ma ognuna di esse andava fuori dal quadro normativo. Questo è un “bene aziendale”, che ha modalità diverse di assegnazione rispetto agli immobili. Infatti, come si legge all’art. 48 del codice antimafia, per i “beni aziendali” le possibilità sono 3: il bene viene venduto, affittato o, se più conveniente, messo in liquidazione (per esempio quando l’azienda è inattiva). Appurato ciò, enti e associazioni hanno proposto di ricevere la tenuta intera ad un canone ricognitorio (molto vantaggioso per l’affittuario, poco per il locatore), ma anche questa ipotesi si è verificata non praticabile, perché trattandosi di somme che vanno nel bilancio dello Stato bisogna – eventualmente – affittarla o venderla al prezzo più conveniente, e nella zona i canoni hanno prezzi molto più elevati di quelli proposti.
Però c’è un’altra via interpretativa, secondo la legge, quella che prevede che i beni confiscati siano valorizzati a scopo sociale…
Questo vale solo per i “beni immobili autonomamente confiscati” (articolo 48, comma 3), per i quali la vendita è infatti esclusa; abbiamo in tal senso, in passato, lasciato agli enti territoriali beni immobili che valgono anche milioni di euro. Ma questo purtroppo è un bene aziendale (articolo 48, comma 8). Non a caso il Direttore dell’Agenzia si sta battendo, nelle varie proposte di legge, per poter avere la possibilità di affidare anche questo tipo di beni ad enti territoriali e associazioni.
Prima di provvedere a tale decisione, è stato aperto un tavolo di concertazione con i soggetti interessati a livello locale (Regione, Procincia etc.)?
L’agenzia come primo obiettivo ha quello di interfacciarsi con gli enti teritoriali: ci sono stati interlocuzioni ed incontri. Ci sono stati incontri tra la Regione Toscana, il Direttore Caruso e me, verso aprile o maggio. Poi fu fatta una ulteriore verifica presso il consiglio direttivo, e solo questo punto, senza ulteriori indugi, è stato deciso di procedere alla vendita.
Le amministrazioni locali lamentano il silenzio delle istituzioni dal gennaio 2013, quando l’ex ministro dell’interno Cancellieri aveva dato parere positivo al progetto di cui sopra. Come mai questo cambio improvviso di orientamento in merito alla questione, e la decisione di vendere il bene?
Il Ministro dell’Interno ci ha chiesto di valutare attentamente la situazione, ma il non può dare propriamente pareri, le decisioni sono appannaggio del consiglio direttivo dell’Agenzia. Noi siamo solo vigilati dal Ministero, abbiamo rispetto a loro competenze ben distinte.
Per quanto riguarda la situazione attuale, il Ministero è al corrente?
Sì, noi abbiamo sempre avuto rapporti con il capo di Gabinetto, essendo la questione importante. La risposta formale, che annunciava la vendita del bene, data nei giorni scorsi alla Regione, è stata inviata per conoscenza anche al Ministero.
Il Sindaco di Monteroni, Jacopo Armini, dichiara di non essere sicuro che il bene non possa tornare in mano a organizzazioni criminali. Esiste realmente questa possibilità?
…Si spera che ci siano anche persone oneste in Italia! La vendita comunque viene fatta con una serie di verifiche in tal senso: pre, durante e dopo la vendita; proprio per evitare che i beni tornino in mano a persone “controindicate”. E’ un rischio che va corso, ma non è detto che succeda per forza. Suvignano è inserita in un contesto imprenditoriale (la verde Toscana, ndr) che può far immaginare che ci siano imprenditori seriamente interessati a proseguire l’attività dell’azienda.
Di che tipo di verifiche parla?
Si fa una verifica presso la prefettura, per assicurarsi che il soggetto aggiudicatario non abbia controindicazioni. Infatti è successo che altre aziende (molto più piccole di Suvignano), non siano state aggiudicate perché la persona in oggetto aveva controindicazioni in tal senso.
Non c’è più speranza dunque, per gli enti e associazioni di ottenere Suvignano per scopi sociali?
Laddove la vendita non avrà esito positivo, ovvero non ci siano offerenti, si potrà mettere in liquidazione (il che, in linea generale significherebbe anche licenziare i dipendenti), e così i beni potrebbero essere espunti e dati agli enti territoriali.
C’è un solo caso in cui i beni immobili sono stati espunti senza la liquidazione, su cui anche la Regione aveva insistito, ed è stato il caso di a Palermo – i beni dell’Immobiliare Strasburgo – operazione possibile solo perché gli immobili rientravano nella dicitura di “quei beni che erano già utilizzati, al momento dell’entrata in vigore della legge, da un ente territoriale”.
Ma non è un paradosso il fatto che si debba aspettare una eventuale liquidazione, per affidare i beni a chi li valorizza socialmente?
No, ha un senso invece, perché il bene rappresenta il “patrimonio della società”, se io la mantengo in vita non posso toglierle il patrimonio. Il patrimonio posso separarlo solo quando decido di liquidarla, ovvero quando rilevo che questo è il passaggio più conveniente (che si attua se, per esempio, non riesco a venderla).
Sulla destinazione d’uso di Suvignano ci sarà qualche tipo di vincolo? Monteroni vedrà venduto 1/10 del suo territorio, ci dice preoccupato il Sindaco Armini…
Premesso che il bando non è stato ancora predisposto e cercherà di salvaguardare i posti di lavoro (senza renderlo però blindato), si può immaginare che chi la vuole comprare la mantenga così com’è: perché è questo il suo valore. Non capisco quale stravolgimento se ne possa fare. Comunque prenderemo tutte le precauzioni adottabili perché il bene sia mantenuto al meglio, e non vada in mani controindicate.