Rinvio a giudizio per "soli" 400mila euro nel crack del CC Fiorentino
di Red
SIENA. La storia delle indagini sul tracollo del Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini, che sembra non aver inciso sul profilo politico dell’uomo fiorentino, arriva al rinvio a giudizio chiesto nel 2013 dalla Procura fiorentina contro 67 persone e 2 società che risultano collegate col proconsole di Berlusconi in Toscana. Una miriade di operazioni volte, secondo le descrizione fatta dalla Procura, a utilizzare le disponibilità della banca per fini personali e amicali, che hanno procurato danni patrimoniali tali da costringere la Banca d’Italia nel marzo 2012 alla liquidazione coatta amministrativa e al trasferimento delle attività a Chiantibanca e mettendo le sofferenze a carico del sistema delle Bcc.
Tra le persone di cui è richiesto il rinvio a giudizio, per una singola vicenda, ci sono i due fratelli senesi Andrea e Niccolò Pisaneschi. Andrea Pisaneschi è proprio il consigliere di amministrazione di banca Monte dei Paschi di Siena nonché primo presidente di banca Antonveneta dopo l’acquisizione fatta da Mussari dal 23 giugno 2008 al luglio del 2011. Quando proprio le rivelazioni della stampa sul suo coinvolgimento nel dissesto Credito Fiorentino e la vicinanza a Forza Italia/Pdl e Verdini lo costrinsero alle dimissioni, come richiesto dal PD, forse l’unica volta in cui a Siena si chiesero ad alta voce le dimissioni di qualcuno in questi anni di tragedia.
Un ruolo delicato, quello di Pisaneschi, dato che in una ricostruzione fatta da Gianluca Paolucci su La Stampa viene indicato come «uomo di raccordo» tra la banca e il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini. Il groviglio armonioso della pax senese, evidentemente, doveva accontentare tutte la parti in causa. Di area centrodestra, che contribuiranno all’ascesa di Giuseppe Mussari alla presidenza di Rocca Salimbeni, ci saranno Pier Ettore Olivetti Rason, “anche lui indagato nelle inchieste fiorentine sul caso Verdini, che negozia il prestito di 150 milioni alla Btp (Baldassini-Tognozzi-Pontello) e diventa consigliere di Paschi Gestione Immobiliare” e Pietro Pecorini, avvocato anche lui, che “nel 2008 entra nel consiglio della piemontese Biverbanca da poco entrata nel perimetro di Mps”.
Singolare però che, in un oceano di operazioni milionarie su cui non si potrà mai mettere le mani e verificarne la liceità nella storia degli intrecci MPS-Antonveneta-Credito Coop Fiorentino, i due fratelli senesi d’origine fiorentina scivolino su una buccia di banana come “l’emissione di una fattura per operazione parzialmente inesistente” da 400.000 euro + Iva, da dividere tra i due Pisaneschi, dato che l’attività di Andrea consisteva in una azione di “lobbying prestata a favore del gruppo Fusi-Bartolomei, nell’ambito della pratica di finanziamento attivata presso il Monte dei Paschi di Siena, all’esito della quale il suddetto gruppo conseguiva, da un pool di banche, la somma di euro 150 milioni”.