SIENA. Una sartoria per inserire le donne afgane nel mondo del lavoro. Vista da lontano sembra una piccola iniziativa. In realtà tenuto conto della situazione in Afghanistan e della difficile condizione femminile in quel paese è un piccolo passo da non sottovalutare.
La sartoria intitolata alla memoria del capitano paracadutista Fabio Taranta, morto prematuramente per un incidente, è stata realizzata a Kabul su iniziativa del 186° reggimento paracadutisti Folgore di Siena che tra qualche giorno terminerà il suo impegno in Afghanistan.
Il primo novembre prossimo, infatti, i militari dovrebbero arrivare ad Ampugnano.
Il progetto della sartoria ha preso corpo grazie alla collaborazione con la locale organizzazione non governativa Afghan Women Culturale Vocational Educational Organisation, la Provincia di Siena e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Quindicimila euro il contributo dato dalla stessa Provincia che ha permesso l’acquisto di macchinari e altri arredi della struttura alla quale sono iscritte 300 donne in vari corsi frequentati ciascuno da trenta allieve: dieci gli insegnanti di sartoria e due di alfabetizzazione.
I vestiti realizzati nella sartoria saranno consegnati all’Ong afghana per essere venduti nel mercato locale.
“Un’ iniziativa – ha detto questa mattina (27 ottobre) il colonnello Benito Milani, comandante facente funzione dei parà a Siena presentandola nella sede della Provincia di Siena – che è la testimonianza dell’impegno ad operare in favore delle popolazioni locali puntando su azioni di cooperazione e non solo sullo strumento militare che è una delle tante opizioni”.
Una politica alla quale, secondo quanto ha detto Milani, sembrano essersi adeguati dopo la guerra in Iraq (quella delle armi di distruzione di massa mai trovate) anche altri Stati che si trovano nell’area.
Apprezzamento per la realizzazione del progetto è stato espresso dal presidente della Provincia Simone Bezzini.
“Un progetto che – ha sottolineato Gabriele Berni, assessore alla cooperazione internazionale della Provincia – va nella direzione dell’emancipazione femminile che punta anche a costruire le condizioni per consolidare attività economiche”.
La speranza delle donne afghane passa anche da una sartoria
di Augusto Mattioli