Circa 600 persone si sono date appuntamento a Trafalgar Square per partecipare a "Se non ora quando?"
dalla corrispondente da Londra Viola Caon
LONDRA. Non tanti quanti a piazza del Popolo, ma abbastanza da costringere i bobbies inglesi a fermare il traffico a Trafalgar Square. Ieri pomeriggio (13 febbraio) una folla di circa 600 persona si è ritrovata a Downing Street per supportare la protesta contro gli atteggiamenti del presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, contro le donne. “Se non ora quando” ha messo insieme il suo bel gruppo di dimostranti anche a Londra.
Organizzata principalmente dal Popolo Viola, che in Inghilterra è una delle più rappresentate forze politiche italiane, la manifestazione ha radunato anche persone normalmente non attive in politica.
“Era questo il nostro scopo principale”, ha detto Antonella Maizza del Popolo Viola, “mettere in piedi una manifestazione trasversale, che esprimesse dissenso al di là dell’appartenenza politica”.
E in effetti, nonostante qualche coro sulle note di “Bella Ciao” che si sa dopo tutto nelle proteste fa atmosfera, gli slogan erano più che altro rivolti a difendere il ruolo delle donne italiane. “Le donne sono cervelli pensanti non corpi da usare”, diceva un cartello citando Maria Montessori. Qualche nostalgico mostrava la foto di Sandro Pertini: “Bei tempi quelli”, dice il signore sulla cinquantina mentre tiene per mano la nipotina chiaramente cresciuta in Inghilterra.
“Credo che anche se viviamo all’estero abbiamo il dovere di manifestare il nostro dissenso e soprattutto dobbiamo sostenere chi è rimasto in Italia a sostenere una situazione tanto pesante,” dice dal palco Laura Mancini giornalista di Annozero e una delle organizzatrici.
“Berlusconi offende ogni giorno di più con la sua permanenza non solo le donne italiane, ma tutta la popolazione civile”, dice Marco un giovane ricercatore chimico che ha dovuto trasferirsi a Londra per un dottorato suo malgrado. “Mi piacerebbe moltissimo poter tornare in Italia a fare il mio lavoro, ma con i tagli alla ricerca approvati di recente dal governo, la vedo davvero difficile. Nonostante la manifestazione di oggi cerchi di essere trasversale, il problema italiano non è solo un problema morale, ma è anche, e secondo me soprattutto, un problema politico”, conclude.
Dalla sede del governo inglese, il corteo si è poi diretto alla sede dell’ambasciata italiana a South Kensington, dove sotto le finestre degli uffici amministrativi la folla è esplosa in un “Dimissioni! Dimissioni!”.
La foto è di Massimiliano Santalucia