Cenni e Ceccherini incaricarono Mancini di tutelare l'immagine dell'Ente...
di Red
SIENA. Una condanna in Corte d’Appello non si nega a nessuna persona o ente importante. Stavolta tocca alla Fondazione MPS che, a causa dell’operato dell’allora presidente avvocato Giuseppe Mussari e della Deputazione, ha avuto confermata dalla seconda Corte d’Appello di Milano la condanna, per aggiotaggio manipolativo, che il giudice preliminare milanese (ma a Milano non erano tutti comunisti i giudici?) Alessandra Cerreti oltre quattro anni fa aveva emesso contro Palazzo Sansedoni. Minimo una condanna del genere imporrebbe le dimissioni, subito accettate, della Deputazione: in questo caso non possono dare la colpa alle scelte sbagliate della Banca passate sopra la loro testa… Non sarebbero inopportune perfino quelle dell’illustre assente di Rocca Salimbeni, e all’Abi ci pensino da sè.
L’aggiottaggio manipolativo applicato alla Fondazione MPS lo descrive perfino il Corriere della Sera: “E’ la prima volta che un ente giuridico viene sanzionato per violazione della legge 231 nel presupposto di una nozione allargata di «interesse di gruppo», e cioè «nell’ ottica di una reciproca cointeressenza (compartecipazioni incrociate) all’epoca dei fatti tra Unipol e Fondazione Mps». Infatti “l’accordo intercorso a livello apicale tra i presidenti Unipol (Consorte) e Fondazione MPS (allora Mussari) nel marzo 2003 sospinse le azioni privilegiate Unipol fino al prezzo al quale la Fondazione Monte dei Paschi di Siena le acquistò da Finsoe (controllante Unipol). Accordo «preordinato a determinare un’apparenza di convenienza per MPS che le consentisse l’acquisto”, e nel contempo a “permettere a Finsoe di recuperare a breve-medio periodo la liquidità necessaria per un aumento di capitale di Unipol”. I giudici Calia-Galli-Paparella della Corte d’Appello di Milano hanno condannato la Fondazione Mps a 10.300 euro di sanzione, mentre hanno dichiarato la prescrizione della condanna di primo grado a 8 mesi dell’ex direttore generale Emilio Tonini.
Dopo il caso Profumo, stoppato da una inchiesta giudiziaria all’annuncio della discesa in politica, un caso che rischia di bruciare Mussari, che ha alzato appena ora la cresta contro il ministro dell’Economia. La prima condanna di Tonini aveva avuto l’onore di un comunicato stampa della Fondazione, nel 2007, “en passant” dopo gli annunci glorifici del bilancio 2006 e delle straordinarie erogazioni che ne sarebbero conseguite. Oggi ancora nulla, eppure la grave notizia è di venerdì. Cenni e Ceccherini chiesero allora a Mancini di vegliare per tutelare l’immagine della Fondazione, ma essendo nel frattempo entrambi fuori dalla visibilità degli incarichi della politica locale, di certo si cercherà di far passare la cosa sotto silenzio. Ma pare che i mugugni tra Banchi di Sopra e Piazza del Campo aumentino ogni giorno, come si racconta qua e là su internet, e nessuno si è costituito per salvaguardare i danni immagine di Siena. Chissà se qualcuno, sotto sotto, spera che la legge bavaglio venga approvata.