
di Giovanni Elia
SIENA. Questa mattina (20 ottobre) la Cia, l'ente bilaterale senese per l'impresa artigiana, ha reso pubblici i dati relativi alle sue misure di sostegno ai lavoratori del territorio: così facendo, è stato anche possibile fotografare lo stato di salute del tessuto produttivo della nostra provincia dopo la comparsa dei primi – timidissimi – segnali di ripresa internazionale dell'economia.
L'ente, creato e composto da Cna, da Confartigianato e sindacati unitari, si è dedicato ai lavoratori del comparto dell'artigianato, una fascia ben più esposta ai venti della crisi rispetto alla grande industria, e particolarmente presente nel nostro territorio con oltre 16.000 imprese artigiane.
“Queste imprese non hanno la cassa integrazione – ha esordito il presidente di Cia Fabio Mattei – e se un lavoratore artigiano si trova in difficoltà lo stato non prevede niente per lui. Noi invece, tramite la Cia, abbiamo voluto mandare un segnale di fiducia tramite uno stanziamento di fondi consistente ed una regolazione veloce delle pratiche di domanda”.
La Cia erogherà infatti, nel corso di questo anno, un milione di euro per sostenere salari e contributi dei dipendenti delle 1100 aziende che hanno aderito ad essa, tramite la ditribuzione ai lavoratori in esubero dei quattro quinti dello stipendio per sette mesi. Di queste mille e cento aziende quasi la metà, 478, si occupano di metalmeccanica, seguite nella classifica da servizi alla persona – più di duecento – aziende di legno ed arredamento (130) ed ottantanove imprese alimentari. In totale circa seimila posti di lavoro, per i quali gli aiuti statali, seppur previsti dalla Legge 02/2009, sono ancora di là da venire a causa di complicazioni burocratiche tra gli enti bilaterali, come la Cia senese, e l'Inps. A supplire parzialmente per quest'anno ed il 2010 si è quindi impegnata la Regione Toscana, ma coprendo solo un quinto dello stipendio del lavoratore in difficoltà, mentre le aziende senesi si sono potute avvalere anche del fondo di sostegno al reddito della Cia – e lo hanno fatto con 356 domande provenienti da 151 attività diverse.
Il territorio dal quale provengono più richieste è comprensibilmente la Val D'Elsa, colpita dalla crisi della camperistica e da quella dell'indotto secondario, con 156 domande da 49 aziende, seguita dall'Amiata della pelletteria con 86 domande da 39 aziende e dalla zona senese (46 domande da 25 aziende). E' quindi il manifatturiero a risentire maggiormente della contrazione dell'export italiano nel mondo, creando uno scenario del 2009 che definire difficile, ormai, è eufemistico.
La Cia ha potuto però erogare 725 mila euro per le circa centomila ore di cassa integrazione richieste da gennaio a settembre; ore che, se si guarda agli anni passati, sono aumentate con percentuali da capogiro. Più cinquecento per cento per l'Amiata rispetto all'anno passato, sono triplicate in Valdichiana e più che raddoppiate in Val D'Elsa.
I rappresentanti di Cia hanno però sottolineato come il settore dei servizi tutto sommato “tenga”, purtroppo in solitaria, mentre le misure di sostegno all'occupazione non dureranno in eterno. Nel frattempo, inoltre, anche le aziende che rimangono a galla sono costrette a ridurre gli organici, e chi rimane indietro in questo scenario sono “prevalentemente personale femminile, ultracinquantenni ed extracomunitari, soggetti deboli che difficilmente ritroveranno una nuova collocazione dignitosa”.